di Giovanna Di Rosa
Mi ha colpito ieri (8 aprile, ndr) il post di un ragazzo capitato sul mio profilo Facebook non so come, forse postato da qualcun altro, devo ricordarmi di aumentare la protezione, che inneggiava ad uno spot pubblicitario in onda in Spagna dove una coppia gay ricalca tutti i più beceri prototipi eterosessuali pensando di non farlo, parlando di pulizia della casa eseguita da uno dei due componenti la coppia, con l’altro che si congratula, lo bacia e se lo piglia in braccio, e via normalità.
Ora, fermo restando l’evidente diritti di ognuno di rallegrarsi di qualsiasi stupidaggine, per noi che da questo giornale cerchiamo di vedere le cose da un punto di vista differente, lo spot – ed il rallegrarsi per lo sport piangendo perché in Italia non possiamo vederne di simili, non avendo le coppie dello stesso sesso uno straccio di diritti – mi sembra il trionfo dell’essere eteronormati senza accorgersene.
E che a celebrare il tutto sia un quotidiano LGBT che si definisce queer , con condividometro al seguito su Facebook, la dice lunga sul livello di comprensione della cosa queer di chi scrive per avere clicks. Con tutto il rispetto per il lavoro altrui.
Se tutto quello che le coppie LGBT vogliono fosse andare in tivù per reclamare un prodotto da pavimenti in nome dell’accettazione sociale, come certe galline decerebrate sembrano gridare sui social, ci sarebbe veramente da gridare all’autofregarsi la vita. Per fortuna non è tutto lì.
(9 aprile 2015)
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