di Tito Gaudio
L’11 gennaio, in seguito all’attentato alla sede di Charlie Hebdo del 7 gennaio e gli attacchi armati dei giorni successivi, si è svolto un enorme corteo per le strade di Parigi per dire un chiaro NO! al terrorismo, al fondamentalismo e alla violenza e per difendere la libertà d’espressione, di critica e di stampa. Alla manifestazione, una delle più grandi mai fatte in Francia, hanno partecipato circa 2 milioni di persone. Tra queste c’erano decine di Capi di Stato e di Governo, oltre a ministri, diplomatici e politici di tutto il mondo. Secondo l’italiana Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, questo corteo ha posto le basi per fare un’alleanza di civiltà. Quindi, per promuovere la libertà d’espressione, di critica e di stampa, l’Italia e la stessa Unione Europea dovrebbero allearsi con i Capi di Stato e di Governo presenti alla manifestazione. Ma chi c’era effettivamente a Parigi l’11 gennaio?
Uno dei partecipanti al corteo è stato Ahmet Davutoğlu, Primo Ministro della Turchia, il Paese con il record mondiale di giornalisti incarcerati . Vicino a lui c’era anche Abd Allāh II, Re di Giordania, Stato che nel 2014 ha condannato un giornalista palestinese a 15 anni di carcere e ai lavori forzati. Alla testa della manifestazione c’era anche Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele, che ordinando la recente guerra a Gaza, si è reso resonsabile della morte di 7 giornalisti, tra cui l’italiano Simone Camilli. A pochi metri da lui si trovava Abū Māzen, Presidente palestinese, che ha fatto incarcerare vari giornalisti per averlo soltanto criticato. Un altro Paese che, secondo Federica Mogherini, sarebbe un ottimo alleato nella lotta per la libertà d’espressione, di critica e di stampa è l’Egitto, rappresentato a Parigi dal Ministro degli Esteri Sameh Shoukry: uno Stato dove i giornalisti vengono rapiti, arrestati, detenuti, picchiati, minacciati e torturati. Al corteo c’era anche Ramtane Lamamra, Ministro degli Esteri dell’Algeria, dove un giornalista è stato in carcere per ben 15 mesi senza essere sottoposto ad alcun processo. Ancora: Mehdi Jomaa, Capo del Governo della Tunisia, dove un giornalista è appena stato condannato a 3 anni di carcere per aver criticato l’esercito su Facebook. Accanto ai leader europei c’era anche l’Arabia Saudita, rappresentata alla manifestazione dal suo ambasciatore, paese che ha condannato un semplice blogger a 10 anni di carcere e addirittura a 1000 frustate. Concludiamo questa rapida carrellata con Sergej Viktorovič Lavrov, Ministro degli Esteri della Russia, una Nazione dove qualunque giornalista può essere arrestato e condannato al carcere se difende pubblicamente gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
Secondo il ministro degli Esteri dell’UE Federica Mogherini, che è anche un’importante esponente del Partito Democratico, questi sono i Paesi con cui dovremmo creare un alleanza di civiltà, per promuovere la libertà d’espressione, di critica e di stampa. Eppure questi stessi Paesi non sono civili, non sono democratici, non garantiscono nessuna delle libertà chieste da quei 2 milioni di manifestanti che hanno riempito le strade di Parigi. I loro rappresentanti non meritavano di essere presenti a quel bellissimo e partecipato corteo. Tutte le persone succitate sono solo e soltanto ipocrite, perché sono andate davanti le telecamere di tutto il mondo ergendosi a paladini della libertà, nonostante la realtà sia ben diversa. Ma, secondo me, sono molto più ipocriti gli altri leader, gli uomini e le donne dei Paesi occidentali e democratici: perché non hanno avuto alcun problema, nemmeno un semplice imbarazzo, a stare vicino ai rappresentanti di Paesi liberticidi o addirittura di vere e proprie dittature. Avrebbero dovuto rifiutarsi di marciare a fianco a simili rappresentanti. Quella manifestazione poteva essere sfruttata per denunciare tutti i Paesi che limitano la libertà delle persone. Invece è diventata una vetrina pubblicitaria di personaggi che meriterebbero come minimo di perdere il potere.
Un’occasione persa per ristabilire la verità, aldilà delle ipocrisie.
(27 gennaio 2015)
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