di Iosonodio
Il 15 dicembre scorso, Matteo Renzi ha deciso di lanciare l’ennesima provocazione a tutti i gatti miao d’Italia, che sono quelli che non va mai bene niente, che sei fai qualcosa sei un’incapace e se non fai niente un inetto, decidendo di candidare Roma alle Olimpiadi del 2024.
Un coro di indignazione, nemmeno avesse toccato il culo delle loro mogli in pubblico, si è levato da tutti i grandi intellettuali d’Italia, Matteo Salvini e conduttore del programma di Radio 24, “Tutti Convocati” in testa; più sottile ed intelligente la provocazione de La Zanzara, ma Cruciani sembra sprovveduto, ed è invece tutto il contrario.
“Una follia!”, ha tuonato Salvini il lepenista italico; il prode conduttore di “Tutti Convocati” lo ha seguito (sapete che i commentatori sportivi – come i politici leghisti – sono famosi nel sapere tutto e di quel tutto, niente), “L’Italia fallirà!” hanno tuonato le cassandre del M5S; Renzi dal canto suo – come è solito fare dopo gli annunci – è stato zitto. Alla faccia di chi gli rimprovera di parlare troppo.
Ma è davvero così scandalosa la proposta del premier? Francamente non ci sembra e Roma, nonostante tutto, quella scommessa potrebbe anche vincerla. Nulla dice il contrario. Non lo dicono le condizione economiche attuali, non lo dice la storia della Capitale – che le Olimpiadi le ha già ospitate nel 1960 – non lo dice la storia del premier al quale si può rimproverare tutto, ma non la capacità di andare personalmente a trattare quando il momento lo richieda. Non lo dice nemmeno l’italico spirito secondo il quale se non sono io a proporre una cosa, non posso né appoggiare né condividere l’idea di un altro. Anzi, se posso la distruggo.
Mario Monti aveva sdegnosamente cassato l’idea un paio di anni fa; il suo peso di professorone intelligente (un altro ch’era intelligente solo lui), il curriculum prestigioso, nonché un certo odioso snobismo insopportabilmente nouveau riche da campagna della bassa modenese, avevano portato il genio della finanza internazionale a rifiutare la candidatura della capitale della nazione di cui era presidente del Consiglio. Non c’erano le condizioni. Forse, invece, non c’erano le palle.
Noi che siamo stupidi, ci chiediamo da questa inutile rubrica: qualcuno in questo paese si rende conto che quando le condizioni non ci sono si possono creare?
(16 dicembre 2014)
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