di Paolo M. Minciotti
E’ il sito panafricano Mambaonline a pubblicare la notizia, ripresa dal sito Erase 76 crimes, secondo la quale alcune decine di persone – una cinquantina – sarebbe state sorprese all’interno di un bagno pubblico, nudi, la copertura delle pudenda è d’obbligo, e in atteggiamenti “indecenti”.
La soffiata alla polizia sarebbe arrivata dalla giornalista televisiva Mona Iraqi, fustigatrice della morale pubblica e volto notissimo della tv egiziana. Gli uomini sarebbero stati condotti nudi fuori dal bagno pubblico mentre venivano colpiti con i manganelli e fatti salire sui cellulari della Polizia.
Tutti sono stati arrestati con l’accusa di “perversione”, non esistendo nel codice penale egiziano, il reato di “omosessualità”. La giornalista Mona Iraqi, senza macchia e senza peccato, ha postato le foto dell’arresto di massa sulla sua pagina Facebook tacciando l’accaduto di “abnormalità” nel centro del Cairo e di “perversione collettiva”, aggiungendo che gli uomini sono stati sorprsi mentre facevano “sesso di gruppo”.
C’è da chiedersi come lei facesse ad esserne a conoscenza, dato che gli hammam sono rigorosamente divisi per sesso; in più colpisce chiunque abbia un minimo di decenza intellettuale ed onestà professionale che le sia stato permesso dalle autorità di riprendere immagini degli arrestati, dove lei stessa è visibile mentre scatta foto con il suo smartphone, e di postarle poi sulla sua pagina Facebook.
Chi di pubblico ludibrio ferisce, di pubblico ludibrio perisce.
L’arresto dei cinquanta presunti “pervertiti” è soltanto l’ultima di una serie di azioni che hanno portato le autorità egiziane ad arrestare almeno un centinaio di presunti omosessuali nelle ultime settimane, spesso senza prove certe e sulla base di semplici sospetti. Si ritiene che la Polizia del paese utilizzi il tracciamento dei messaggi sui social network per arrivare agli arresti.
(9 dicembre 2014)
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