di Il Capo
Se seguiamo il ragionamento di Fassina, un genio non solo della politica e dell’economia, ma anche della dietrologia, che era lo sport preferito dalla Democrazia Cristiana, l’astensione in Emilia Romagna sarebbe stata causata da Matteo Renzi che litiga con Susanna Camusso per il Job Acts; lite che avrebbe fatto arrabbiare così tanto gli iscritti alla CGIL da far loro disertare il voto.
Se la CGIL fosse in grado di pilotare le elezioni in questo modo avremmo un problema in più in questo paese, oltre ad avere una crisi economica devastante e politici come Fassina, perché vorrebbe dire che un sindacato è in grado di condizionare l’esito politico ed è francamente difficile credere che Camusso possa tanto, così come è difficile credere alla tesi puerile, venduta come oro massiccio da Fassina e dalla sua corrente di vecchiume; è difficile perché loro sanno, come lo sappiamo noi, che il numero di iscritti alla CGIL che votano Lega è elevato. Lo sa Fassino, lo sanno i suoi, lo sa Camusso e lo sa Salvini che non a caso si pone come salvatore della classe operaia in parallelo con Susanna-pugno-di-ferro.
Affermare che la bassa affluenza in Emilia Romagna è colpa dello scontro governo-sindacati è una idiozia che non serve nemmeno ad uso interno agli oppositori nel Pd che si oppongono al governo del Pd; è una offesa all’intelligenza degli emiliano-romagnoli; è dire che gli asini volano, e non c’è nemmeno più l’Unità a confermarlo.
E’ un’affermazione insulsa, superficiale e ridicola che testimonia il livello dell’opposizione interna a Renzi più egopatica che intelligente, più furiosa per la sconfitta interna che fiera e galvanizzata dalle vittorie esterne e dalla possibilità di cambiare il paese.
Renzi dal canto suo sbaglia a dire che l’astensionismo non è un problema, o meglio a sottindenderlo, perché non lo dice apertamente. L’astensionismo in Emilia Romagna è stato provocato principalmente dagli scandali legati alle presunte spese pazze dei consiglieri regionali, alle indagini, da una gestione del denaro pubblico non proprio trasparente, dagli strascichi del terremoto di due anni fa, dalla situazione economica che in una regione come quella, abituata a gestire e ad avere denaro in quantità e lavoro disponibile, morde anche di più.
Perché in Emilia Romagna si cresce con la cultura del lavoro come dignità e della politica come onestà ed impegno sociale. Ci pensi Fassina prima di offendere gli abitanti di quella regione con le sue vuote e fallimentari teorie dietrologiste.
(25 novembre 2014)
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