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Io dico che… di Rosario Coco: “La pillola dei 5 giorni dopo: l’ennesimo paradosso”

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Rosario Coco 03di Rosario Coco twitter@RosarioCoco

A volte i paradossi italiani sono davvero strani. Uno di questi riguarda certamente la giungla di norme, regolamenti e servizi concreti di fronte alla quale si trovano le donne italiane che vogliono interrompere la gravidanza, ricorrere alla contraccezione o semplicemente avere supporto e informazione. Secondo la legge 194, ogni struttura pubblica deve garantire l’accesso all’interruzione di gravidanza entro i 90 giorni dalla fecondazione. Secondo i dati della Laiga (Libera Associazione Italiana di Ginecologi per l’applicazione della 194), il 70% dei medici italiani sono obiettori, con punte dell’80-90% al sud, mentre in una regione come il Lazio 10 strutture sanitarie pubbliche su 31 non si effettuano queste operazioni.

Insomma, l’autodeterminazione della donna in Italia è una lunga odissea e a questi dati corrisponde anche un’impennata degli aborti clandestini, veri pericoli per l’integrità fisica di chi vi si sottopone. L’ultima vicenda riguarda la pillola cosiddetta dei 5 giorni dopo. Anche qui le contraddizioni sfiorano il grottesco. L’agenzia europea del farmaco ha appena approvato un parere che, non appena operativo, la renderà disponibile in farmacia senza prescrizione medica, probabilmente già da 2015.

L’Italia tuttavia resta l’unico Paese dell’Unione in cui viene richiesta non solo la prescrizione medica ma anche un test di gravidanza negativo. Domanda: perchè prendere un farmaco contraccettivo se ho già fatto un test di gravidanza che è risultato negativo?

La grande confusione, al netto del fatto che l’interruzione di gravidanza deve rimanere una scelta della donna, è infatti quella tra farmaci contraccettivi e abortivi. Farmaci come la pillola del giorno dopo o dei 5 giorni dopo, impediscono l’ovulazione, mentre farmaci come la RU-486 impediscono l’attecchimento nell’utero dell’ovulo già fecondato. La grande ipocrisia, sta nel boicottare tanto la contraccezione (spacciandola per aborto) quanto l’aborto farmacologico, per indurre, di fatto,  al ben più traumatico e invasivo aborto chirurgico entro i 3 mesi.

L’ostruzionismo vale infatti anche per la contraccezione: a causa della presenza di obiettori, 5 consultori su 10 e 6 pronto soccorso su 10 non prescrivono la contraccezione d’emergenza, secondo un indagine di Datanalysis, mentre in 4 consultori su 5, non vengono forniti gli stick per i test di gravidanza., necessari, come dicevamo, alla prescrizione della pillola dei 5 giorni dopo.

Una nota positiva in questo marasma è l’esempio della Regione Lazio, che ha obbligato per decreto i medici dei consultori, obiettori e non, ad informare e prescrivere tutti i metodi di contraccezione e a dare tutte le informazioni.

Il problema restano le aziende ospedaliere: verrà il giorno in cui riusciremo comprendere che la sfera delle convinzioni personali e della libertà religiosa è cosa distinta e superata dall’esercizio di una funzione pubblica? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(22 novembre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©rosario coco 2014
©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

 

 

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