di Rosario Coco twitter@RosarioCoco
Buon lunedì 1 (primo) settembre a tutti: l’idea che sia passato questo agosto fa quasi tirare un sospiro di sollievo, anche se un pò ingenuo.
Tra un tuffo a mare e l’altro, tra i tentativi più o meno riusciti di staccare un pò la spina, ci siamo purtroppo accorti che “avevamo ragione”. Mentre i TG erano intasati dai servizi sulle ferie e dalle code alle autostrade, per altro in forte diminuzione rispetto agli altri anni per ragioni guarda caso economiche, l’Italia si è scoperta in deflazione, la prima volta dal 1953. Cos’è la deflazione? una situazione economica in cui i prezzi scendono (o smettono di aumentare) e la domanda, cioè i consumi interni, continuano nonostante tutto a diminuire o a restare fermi. Oltre a questo il PIL scende per il secondo mese consecutivo e la disoccupazione si attesta al 12,6%, più 0,3 rispetto a luglio.
Ma la notizia più eclatante delle ultime settimane, confermata proprio oggi, è il calo del PIL tedesco, per la prima volta in assoluto dalla riunificazione teutonica, insieme alla conferma del ristagnare dell’economia francese.
Insomma, connettendo i puntini: chi ha voluto l’euro, chi lo ha creato come moneta “imparziale” che nessun governo può “spendere” per il semplice fatto che nessuno governo la “possiede”, chi imposto il Fiscal compact e la famosa austerity (meccanismo europeo di stabilità) ed è stato tra gli ultimi a ratificarlo (ancora a primavera 2013 il senato federale diceva no alla Merkel) adesso è in recessione, insieme a tutta l’Europa.
Quali sono invece le economie in salute nel vecchio continente? Gran Bretagna, Romania e Ungheria. Paesi che hanno quasi nulla in comune, se non il fatto di non avere adottato l’euro.
Che anche la Germania si sarebbe fermata il sottoscritto aveva cominciato a dirlo già all’inizio del 2013, insieme a molti altri che ci erano arrivati ancora prima
Gli economisti, gli esperti e i premi Nobel di livello internazionale che hanno posto la questione sono sempre di più : da Lutwack a Krugman, da Stiglitz a Mosler, da Fitoussi a Parguez.
Aspettiamo l’estate prossima?
(1 settembre 2014)
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