di Giovanna Di Rosa
Ci è successo che mentre postavamo i nostri link su Facebook, ci sia esploso alla destra – e dove sennò – dello schermo un logo che ci invitava a cliccare “mi piace” (manc’ p’o’ cazz) sul Partito Nuova Democrazia. Oibò, ci siam detti, andiamo a vedere cos’è.
E’ un nuovo partito di vaga ispirazione pentastelluta, dallo slogan facile, poco più di 100mila followers, un webmaster che non è proprio il suo mestiere quello di comunicatore diciamo, con la solita Italia fasciata dal tricolore che alle immagini orrende dello Stivale c’han già pensato i Pentastelluti, mettiamola così, e qualche facile grido per menti semplici che si rivolge all’Italiaco popolo con sprezzo dello sintassi: “Basta voltare la faccia! Alziamoci tutti in un atto di orgoglio e mandiamoli tutti a casa. Per poter finalmente dare vita ad una vera democrazia dove i cittadini sono la parte principale e il loro benessere in tutte le sue forme sociali, economiche, mediche e di legge alla loro tutela”, che vuol dire tutto, ma soprattutto niente.
Il quotidiano online Agoravox, ha pubblicato circa un anno fa, un articolo sul nuovo movimento Partito Nuova Democrazia (che nome e logo proprio riformatori non ci paiono, ed il link non funziona in questo momento poi domani magari sì, ma passiamo oltre), che faceva le pulci al suo fondatore, tal Fabrizio Loioli (nella foto con Jeremy rifkin è quello sulla destra) un professionista del greggio: gestore e negoziatore di petrolio, con la sua Betoil, nei primi anni del del 2000 arriverà a gestire circa l’80% delle esportazioni dell’Iraq di Saddam Hussein, mai personalmente conosciuto a detta di Loiola. Il 2007 è l’anno chiave per capire Loioli, perché è in quest’anno che il suo nome compare nei giornali italiani e non solo. Infatti Loioli diventa il personaggio chiave dello scandalo Oil for food, nel quale venne coinvolto l’allora presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni. L’inchiesta coinvolge Loioli, già condannato per truffa negli Emirati Arabi (mentre secondo Loioli è stato condannato solo per non essersi presentato al processo finale) , mentre nel 2007-2008 finisce sotto inchiesta in Italia e in Grecia. Un leader dell’export del petrolio iracheno dunque, un personaggio molto influente nel mondo del greggio che è finito sotto inchiesta come testimone e come imputato. Nel 2009 il petroliere Loioli si vede contestare redditi non dichiarati per 1,3 miliardi di euro. La Betoil, la sua società della quale ora non si hanno più notizie, sulla carta era alle Isole Marshall, ma il vero quartier generale era a Milano, vicino la centralissima via Montenapoleone…
Francamente non ce la sentiamo di andare oltre. Qui c’è un video che invita i politici ad andare al Cottolengo. Ché col linguaggio non si scherza. Godetevelo.
(24 agosto 2014)
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