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Il Foglio gioca alla tolleranza con l’omofobia altrui, o di Mattia Ferraresi e di un tal Brendon Ambrosino

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ambrosinodi Alessandro Di Silvestro

Leggo un articolo pubblicato su Il Foglio di sabato 15 marzo a pagina 3 firmato da Mattia Ferraresi dal titolo Il nuovo bersaglio del conformismo liberal è il gay omofobo  (del quale, non essendo disponibile ancora la versione online, pubblichiamo una foto del cartaceo e la trascrizione completa) dove si parla delle critiche che il movimento lgbt statunitense avrebbe fatto a Brandon Ambrosino descritto, nell’occhiello, come gay (per scelta e non per natura).

 
New York. I custodi del conformismo liberal hanno scovato una nuova figura da bersagliare: il gay omofobo. In questo caso la vittima del linciaggio è un ballerino diventato scrittore e “giornalista per caso”, come dice lui, di nome Brandon Ambrosino. Quando il prodigio del giornalismo secchione fatto con istogrammi e big data, Ezra Klein, ha annunciato l’assunzione di Ambrosino nel suo incipiente progetto giornalistico, Vox (parte del gruppo Vox Media), Media Matters for America, una specie di polizia del pensiero liberal, ha scritto: “Ambrosino offre alla destra anti lgbt il messaggio rassicurante che non stanno facendo nulla di male”. Con l’assunzione del giornalista “i conservatori anti gay hanno uno scrittore gay dietro al quale possono nascondersi per difendersi dalle accuse di fanatismo e discriminazione”.
Il magazine online Slate scrive che “il solo scopo dell’operazione è informare i conservatori che le loro paure dei gay  sono assolutamente giustificate”. La comunità gay è in allarme, tanto che Klein ha passato — così ha scritto su Facebook — le ultime 48 ore a placare la furia di esponenti del mondo lgbt. 
La logica degli attacchi merita di essere dipanata: l’omosessuale Ambrosino viene usato da un giornalista notoriamente liberal come raffinata copertura per non alienare i lettori omofobi, i quali potranno giustificare i propri inammissibili istinti invocando il loro giornalista gay di riferimento. Contorto, ma plausibile, almeno in teoria. Ma cosa ha scritto Ambrosino di così scandaloso per essere odiato a tal punto  dalla categoria a cui pure appartiene? Ad esempio dice di essere contrario all’idea prevalente secondo cui “chiunque abbia qualche riserva morale sul matrimonio gay sia per definizione antigay”. Ambrosino che è di fede cristiana, dice che “non sarà in pace finché il nostro amore non sarà sancito dal matrimonio” ma  questa convinzione  non trasforma istantaneamente tutti i sostenitori del matrimonio tradizionale in pericolo di omofobia. Ha persino difeso la legittimità della posizione di Phil Robertson star televisiva isolata (ma poi reintegrata) per aver espresso le sue convinzioni sul matrimonio omosessuale.
Esiste una zona grigia, spiega il ballerino in cui il sostenitore dell’amore fra uomo e donna ha il diritto di non essere assimilato i un persecutore di minoranze indifese. La chiesa della secolarizzazione punisce questo peccato d’opinione con la scomunica a mezzo  stampa. Altro scandalo: Ambrosino si lamenta di Macklemore, Lady Gaga e gli altri avvocati lgbt secondo cui l’identità e le inclinazioni sessuali che si trovano addosso sono naturali. “ E’ sbagliato ha scritto Ambrosino sul New Repubblic, non sul gazzettino dell’omofobo  è tempo per la comunità lgbt di smetterla di avere paura della parola ‘scelta’ e di reclamare la dignità dell’autonomia sessuale.
Ambrosino sostiene che tutto il valore della identità sessuale sta nella scelta, nell’autodeterminazione, e del resto non si è fatta una battaglia epocale contro l’idea di natura e di diritto naturale? Non dovrebbe la comunità gay essere esattamente fiera della sua capacità di plasmare e sovvertirla, la natura, privando il concetto stesso di significati orientativi per l’etica e il diritto? Tutte questo è intollerabile per quelli che Bret Easton Ellis, altro omosessuale, chiama il fascismo gay.
 
 

Il Foglio 13 marzo

Ambrosino viene presentato come un ballerino diventato scrittore e “giornalista per caso”, come dice lui, che sarebbe come chiamare Ronald Reagan attore anche quando era presidente degli Stati Uniti d’America…

Sarà anche giornalista per caso ma Ambrosino scrive sul Time magazine, The New Repubblic, The Atlantic.

Ferraresi invece non lo chiama mai giornalista ma  l’omosessuale Ambrosino, il ballerino (esiste una zona grigia, spiega il ballerino) o semplicemente per cognome, senza nessuna apposizione (Ambrosino).

Un modo sottile per sminuire l’uomo, pardon, l’omosessuale, un po’ come si fa con le donne che, quando sono belle e assumono cariche di prestigio, o sono oche o l’hanno data.

A criticare Ambrosino è il sito Media Matters for America che Ferraresi liquida come una specie di polizia del pensiero liberal, e che,  invece, è un’organizzazione progressista no profit che monitorizza la disinformazione nei media statunitensi (wikipedia).

Quali sono le critiche che Media Matters solleva ad Ambrosino ?

Ambrosino offre alla destra anti lgbt il messaggio rassicurante che non stanno facendo nulla di male. Con l’assunzione del giornalista “i conservatori anti gay hanno uno scrittore gay dietro al quale possono nascondersi per difendersi dalle accuse di fanatismo e discriminazione”.

Almeno questo è quello che traduce di quel post Ferraresi.

Il post originale dice in realtà qualcosa di diverso.

Nel fatto che Ambrosino descrive la comunità lgbt come il vero problema, Ambrosino offre  a chi è contrario ai diritti lgbt il messaggio rassicurante che non stanno facendo nulla di male. E quando vogliono difendere le comparazioni delle persone gay con gli uccisori di massa i molestatori dell’infanzia, i conservatori anti-gay hanno uno scrittore gay dietro il quale nascondersi e farsi scudo dalle accuse di intolleranza[i].

Non è perché gay che Ambrosino viene usato dai conservatori anti gay come scudo, come pretende Ferraresi, lo usano come scudo perché Ambrosino descrive la comunità lgbt come il vero problema.

Infatti, Ambrosino ogni volta che qualcuno fa dichiarazioni contro le persone omosessuali scrive articoli nei quali difende come legittime quelle affermazioni e accusa di intolleranza la comunità lgbt che liquida quelle dichiarazioni come omofobe.
Lo spiega bene Luke Brinker l’autore del post di Media Matters for America, che, prima della considerazione finale parzialmente tradotta da Ferraresi, presenta  una lunga disamina di diversi articoli di Ambrosino che accusa la comunità di usare la parola omofobo a sproposito.

Scrive Ambrosino sul The Atlantic:

Se è “anti-gay” mettere in discussione gli argomenti dei sostenitori del matrimonio egualitario [l’estensione del matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso], e se la parola “omofobo” viene consumata su di me [Ambrosino si riferisce al fatto che lo accusano di essere omofobo] o su chi dissente educatamente fino allesaurimento, allora come dovremmo chiamare qualcuno che picchia le persone gay, o preferisce non assumerle?[ii]

Gli omofobi sono quelli che picchiano. Gli altri stanno esprimendo solo opinioni. 

Ferraresi si guarda bene dal fornire dettagli anche solo parziali su queste opinioni preferendo ironizzare sul fatto che la comunità gay è così inflessibile da condannare uno di loro perché non allineato senza dare ai lettori e alle lettrici del Foglio informazione alcuna.

Ma cosa ha scritto Ambrosino di così scandaloso per essere odiato a tal punto  dalla categoria a cui pure appartiene? Ad esempio dice di essere contrario all’idea prevalente secondo cui “chiunque abbia qualche riserva morale sul matrimonio gay sia per definizione antigay”.
Ambrosino che è di fede cristiana, dice che “non sarà in pace finché il nostro amore non sarà sancito dal matrimonio” ma  questa convinzione  non trasforma istantaneamente tutti i sostenitori del matrimonio tradizionale in pericolo di omofobia.

Invece di definire chi si oppone all’estensione del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso per quello che è, un oppositore, Ferraresi lo definisce come sostenitore del matrimonio tradizionale. 

Un po’ come dire che chi si è opposto in parlamento alla clausola della parità di genere nella nuova legge elettorale è un sostenitore della legge elettorale tradizionale.

A Ferraresi non interessa entrare nel merito delle questioni sollevate da Media Matters for America si preoccupa solamente che non venga messo in discussione il diritto di opinione.

[Ambrosino] Ha persino difeso la legittimità della posizione di Phil Robertson star televisiva

Quale posizione? E chi è Phil Robertson?

Ferraresi non ce lo dice.

Media Matters sì.

Phil Robertson, il patriarca di una famiglia diventata ricca producendo richiami per chi caccia anatre e protagonista di Duck Dinasty un reality tv che ne ritrae la vita, in un’intervista alla rivista GQ ha dichiarato che l’omosessualità è una bestialità  e che per un uomo la vagina è meglio dell’ano.

Per queste e altre dichiarazioni Robertson è stato sospeso (e poi reintegrato) dal programma.

Non entro nel merito di questa posizione (nell’intervista ce n’è per tutti i gusti non solo sui gay).

Dico solo che i lettori e le lettrici del Foglio avrebbero il diritto di farsi un’opinione informata

Se Ferarresi riassume così succintamente è perché ha fretta di arrivare a una delle affermazioni più controverse di Ambrosino che Ferraresi e, devo dire, per onestà intellettuale, almeno in parte anche Luke Brinker, riassume aggiustandola per i suoi scopi.

Scrive Ferraresi

Ambrosino si lamenta di Macklemore, Lady Gaga e gli altri avvocati lgbt secondo cui l’identità e le inclinazioni sessuali che si trovano addosso sono naturali.  E’ sbagliato ha scritto Ambrosino sul New Repubblic, non sul gazzettino dell’omofobo,  è tempo per la comunità lgbt di smetterla di avere paura della parola ‘scelta’ e di reclamare la dignità dell’autonomia sessuale.
Ambrosino sostiene che tutto il valore dell’identità sessuale sta nella scelta, nell’autodeterminazione, e del resto non si è fatta una battaglia epocale contro l’idea di natura e di diritto naturale? Non dovrebbe la comunità gay essere esattamente fiera della sua capacità di plasmare e sovvertirla, la natura, privando il concetto stesso di significati orientativi per l’etica e il diritto? Tutte questo è intollerabile per quelli che Bret Easton Ellis, altro omosessuale, chiama il fascismo gay.

Ecco dove vuole arrivare Ferraresi!

Che l’omosessualità la si sceglie e se la si sceglie non è naturale.

Ambrosino parla di base biologica dell’omosessualità che è cosa ben diversa dal dire se è o non è naturale.

Nel linguaggio comune una cosa naturale è una cosa spontanea, vera, ordinaria, normale, comune, consueta, logica, ovvia, regolare, legittima, istintiva, innata, nativa, congenita, originaria intrinseca, insita. Ancora, è genuina, schietta, semplice, immediata, sincera, spigliata, sciolta, disinvolta.

Mentre il contrario di naturale è strano, anormale, straordinario, eccezionale, inspiegabile, acquisito, indotto, alterato, manipolato, artefatto, innaturale, artificioso.

Insomma Ferraresi sta cercando di far dire ad Ambrosino che l’omosessualità non è naturale, cioè non è normale, cosa che Ambrosino non si è mai sognato di dire.

Ambrosino parla di scelta in un articolo del New Repubblic, per criticare la retorica con cui Lady Gaga e Macklemore spezzano una lancia in favore dell’omosessualità in due loro canzoni dicendo che i gay sono nati così (Lady Gaga) e che non potrebbero cambiare neanche se lo volessero (Macklemore).

Dire che un gay non può cambiare neanche se lo volesse per Ambrosino è offensivo e lo spiega così:

Ogni volta che qualcuno mi accetta solo perché si sente obbligato a farlo in base al mio codice genetico, mi sento degradato piuttosto che rafforzato. E’ come dire: “Non puoi farci niente zuccherino. Tu sei nato in questo modo! Io? Sono nato con l’astigmatismo e un ginocchio traballante. Non possiamo cambiare i nostri limiti, anche se volessimo” (Come se l’omosessualità fosse stata tolta dal DSM per essere annoverata nell’Associazione Americana Diabetici)[iii] scrive Ambrosino sul New Republic.

Ambrosino ha ragione da vendere!

Messa così sembra una rassegnazione. Sono nato con questa disgrazia e me la tengo.

Io gay, io lesbica, io bisex, non è che non potrei cambiare neanche se lo volessi ma, casomai, non vorrei cambiare neanche se lo potessi!!!

Glad to be gay! Altro che Born this way!

E’ in questo senso che Ambrosino chiude il suo articolo dicendo

Eppure, ogni volta che la canzone passa nel mio iPod, non posso fare a meno dal chiedermi se Macklemore avrebbe pensato che meritavo una canzone, anche se gli avessi detto che potrei, in effetti, cambiare [la mia omosessualità] se provassi , se lo volessi. Io scelgo questo [di essere gay][iv]

Per dimostrare la gioia con cui ci si scopre omosessuali invece di dire io non cambierei nemmeno se potessi che è ben diverso da quel io non potrei cambiare nemmeno se volessi di Muckelmore che gli dà giustamente fastidio Ambrosino dice io se volessi potrei cambiare e se non cambio è perché ho scelto così.

Modo di esprimersi infelice e incauto.

Incauto perché apre la porta alle teorie riparative come ricorda giustamente Luke Brinker, calcando un po’la mano.

Infelice perché nessuno sceglie di essere omosessuale o bisex come nessuno sceglie di essere eterosessuale né si può scegliere di cambiare orientamento sessuale come invece affermano le teorie riparative che pretendono che gay si diventi e che, se si vuole, si può cambiare.

Perché l’omosessualità non è una malattia o una devianza che può essere curata o aggiustata.

Chiunque dica il contrario diffonde un pregiudizio privo di valore scientifico.

Quello che le teorie riparative fanno è sopprimere i comportamenti sessuali ma non le emozioni e i desideri di base che vengono solamente repressi.

Le terapie riparative possono inibire solo il desiderio omoerotico ma non lo cancellano né lo sostituiscono con quello etero.

Un giornalista più obiettivo, uno che chiama le persone per quello che sono davvero,  giornalisti i giornalisti, oppositori chi si oppone all’estensione del matrimonio egualitario e attivisti gay critici chi accusa Ambrosino di essere omofobo e non, come fa Ferraresi, rispettivamente, ballerini, sostenitori della famiglia tradizionale e fascisti gay (per interposta persona, la definizione è attribuita a Bret Easton Ellis), un giornalista più franco,  avrebbe fornito al suo pubblico di lettori e lettrici informazioni sufficienti sugli articoli di Ambrosino e sui motivi per cui gli attivisti gay li criticano, permettendo loro di formarsi una propria opinione informata magari dicendo apertamente, ma separatamente dai fatti che riporta,  anche come la pensa lui, Ferarresi, che il pezzo lo ha scritto.

Per fare questo però Ferraresi dovrebbe avere il coraggio delle proprie opinioni e prendersi la responsabilità di ammettere che è lui a pensare che se le persone omosessuali scelgono di esserlo non sono naturali e sovvertono la natura plasmandola e sovvertendola privando il concetto stesso di significati orientativi per l’etica e il diritto invece di usare le parole di Ambrosino per fargli dire quel che in realtà Ambrosino non ha mai davvero detto e che pensa invece solo Ferraresi che finisce per usare Ambrosino con gli stessi scopi per i quali Media Matters for America teme Ambrosino possa essere usato dalle persone omofobe: nascondersi e farsi scudo dalle accuse di intolleranza.

Chissà se Ferraresi omofobo c’è nato o ha scelto di esserlo!



[i] Ambrosino’s gay contrarianism has won him a loyal base of right-wing fans – including Glenn Beck, Breitbart News, and TownHall.com – all of whom have lauded Ambrosino’s work. It’s not difficult to discern why. In repeatedly depicting the LGBT community as the real problem, Ambrosino offers the anti-LGBT right the reassuring message that they aren’t doing anything wrong. And when they want to defend comparisons of gay people with mass murderers and child molesters, anti-gay conservatives have a gay writer they can hide behind to shield themselves from accusations of bigotry.
[ii] If it’s “anti-gay” to question the arguments of marriage-equality advocates, and if the word “homophobic” is exhausted on me or on polite dissenters, then what should we call someone who beats up gay people, or prefers not to hire them?
[iii] Whenever someone accepts me merely because she feels obligated to do so by my genetic code, I feel degraded rather than empowered. It’s like saying, “You can’t help it, sugar. You were born this way. Me? I was born with astigmatism and a wonky knee. We can’t change our limitations even if we wanted to.” (As if homosexuality was taken out of the DSM only to be written into the ADA.)
[iv] Still, whenever the song shuffles across my iPod, I can’t help wondering whether Macklemore would have thought I deserved a song even if I told him that I could, in fact, change this if I tried, if I wanted to. I chose this.

 

Traduzione dall’inglese di Alesssandro Paesano

 

 

 

 

©alessandro di silvestro 2014
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