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Ai partner del Golfo del Kuwait non piace il dito in culo per avere il visto d’entrata

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Arabo-Sauditadi Paolo M. Minciotti

Il Bahrein ha bocciato la proposta del Kuwait di introdurre [sic] visite mediche ad hoc per stabilire se qualcuno sia gay o no prima di permettergli l’entrata nel paese definendola “folle”. Anche gli altri paesi dell’area paiono non essere esattamente entusiasti della proposta, dato che dichiarazioni ufficiali non ce ne sono state.

Capirete che in certe aree ad alta frequentazione omosessuale dove di quel certo piacere non si parla, si potrebbero anche scoprire altarini nascosti, che magari non proprio tutti potrebbero essere contenti di vedere messi in piazza. Il rifiuto della proposta non viene da uno qualunque, o da un’associazione per i diritti umani, argomento che il regime del Kuwait tratta come la carta igienica, viene da un eminente membro del parlamento del Bahrein, accreditato probabilmente dallo stesso sovrano, quindi non va presa sotto gamba.

Ahmed Al Sa’ati, questo il suo nome, ha bollato la proposta come “una chiara violazione dei diritti umani” e l’ha definita oltre che “folle” anche “inapplicabile”.

 

 

 

 

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