Lo scorso 6 aprile il Teatro del Lemming di Rovigo, ha presentato a Venezia al Teatro Groggia, per la rassegna COSTELLAZIONI, TRACCIATI ANTICRISI, uno spettacolo – recital – concerto, intitolato FRAMMENTI.
Il Teatro Groggia è uno strano, fascinoso edificio annesso al convento delle Suore Canossiane, situato in un angolo del parco omonimo dello spazio teatrale. Una bella serata ideale per ammirare la strana costruzione, con il lato goticheggiante che farebbe pensare ad una piccola chiesa e la facciata dalla importante decorazione rinascimentale a colonne e mascheroni marmorei.
In realtà si trattava di un magazzino, cui nel corso dell’ottocento fu aggiunta l’imponente decorazione proveniente da un demolito palazzo della zona. Intorno al 1913 fu adibito a teatro, e negli ultimi anni, dopo un lungo abbandono, restaurato e riaperto al pubblico. Sotto l’egida del progetto GIOVANI A TEATRO, e di EUTERPE VENEZIA-FONDAZIONE DI VENEZIA, la stagione di quest’anno.
Sotto la bella capriata di travi, la sala, ed in fondo, il piccolo palcoscenico dove si sono mosse Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Daria Ferrantini. Il sottotitolo dello spettacolo: CONCERTO SCENICO dal Lemming, per la drammaturgia, la musica e la regia di Massimo Munaro.
Tre donne, tre microfoni, sei candele ai loro piedi. Si tratta di ricordi, echi, lacerti, da spettacoli della compagnia, montati in successione di testi e suoni, voci, suggestioni, una partitura ipnotica e coinvolgente, in cui una voce risponde all’altra, riprende un tema, lo passa alla terza.
Evocazioni da un teatro misterico costruito con l’aiuto di Sofocle, di Dante, di Pessoa, di Shakespeare, di Handke,Rilke, Euripide, Lévi-Strass, Pasolini, Ritsos, Hugo.lo stesso Munaro, Mariangela Gualtieri ed altri.
Un teatro di suggestioni e provocazioni, di idee e di effetti fatti con pochissimo, come tre bottiglie di plastica mosse davanti ai microfoni ad evocare lo sciabordio delle onde contro la chiglia di una barca. Penso che potrebbe essere perfetto anche alla radio, o ascoltato ad occhi chiusi. Uno spettacolo “piccolo”, denso, di quelli che lasciano il segno, e che tornano alla mente con sempre maggior forza man mano che il tempo passa.
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