Sono passati sei anni, e per la quarta volta ci siamo ritrovati ad ascoltare la presentazione di una mostra sulla cultura cinese. Questa volta, la conclusione, l’ultimo atto dell’Impero Celeste, la dinastia
proveniente dalla Manciuria, che prese il potere dopo quella Ming; infatti il discorso di quest’anno riprende proprio da quel 1644, quando si concludeva il percorso dell’esposizione precedente.
Si inizia con conquiste, una perdita apparente d’identità, ma con un-in verità- reale ampliamento dell’impero. Se il titolo della mostra è un dichiarato ed ammirato clin d’oeil al celeberrimo film di Bernardo Bertolucci, ed al suo protagonista, io non dimentico il film di Nicholas Rey, un po’ maledetto, un po’ kolossal, ma con cose notevoli, come la strepitosa Flora Robson, nel ruolo dell’ultima imperatrice che qui ha una grandissima importanza, ovviamente. La conferenza stampa agile e sintetica si era conclusa, quando il curatore, il Dott. Adriano Màdaro, dopo aver risposto ad alcune interessanti domande, in maniera molto ampia ed esauriente, ci ha invitato a visitare la mostra, siccome conoscevamo tutti il luogo, ma tant’è, per fortuna il percorso è diventato, come sempre una sua dettagliatissima visita guidata, ricca di spunti e suggerimenti per cogliere i punti salienti di un percorso scientificamente ineccepibile. Come sempre, sono esposti oggetti di grande bellezza ed importanza storica, come le divise militari secentesche e gli abiti imperiali sontuosi, dai ricami straordinari, così come quelli delle bandiere del Figlio del Cielo, ma anche gli accessori d’abbigliamento delle Imperatrici e delle concubine reali: straordinari i coturni, così simili a quelli delle cortigiane veneziane del cinquecento, ed a quelli degli attori en travesti dell’opera tradizionale, solo che in questo caso, come si sa, i piedi erano veramente minuscoli, perchè crudelmente fasciati dalla prima infanzia.
Non mancano, naturalmente, le giade bianche che erano scelte e lavorate solo per l’imperatore, ma neanche una ghiacciaia settecentesca in bronzo cloisonnè, sistema antico, ma di una sua qualche efficacia, per abbassare la temperatura delle sale del Palazzo d’Estate, durante le torride estati della capitale. Bisogna notare che la maggior parte degli oggetti, non solo non ha mai lasciato la Cina, ma neppure è stato mai esposto in pubblico, e neppure il pubblico cinese li conosce, un’anteprima, dunque, direttamente dai tesori segreti della Città Proibita! Le varie parti della mostra sono, al tempo stesso storiografiche ed in ordine cronologico, e tematiche, ma anche con interessanti e stimolanti salti temporali divisi in tredici sezioni. Abbiamo parlato di abiti (vi sarà un avvicendamento, fra qualche mese, siccome la delicatezza dei tessuti richiede che non siano esposti troppo a lungo, e sarà un’occasione pubblicizzata per rivedere l’esposizione), di armi, di oggetti di uso quotidiano, come di pittura di collezioni imperiali, e mano di imperatrici, anche. Si arriva ai ritratti dei sovrani, ed alla figura del gesuita milanese Giuseppe Castiglione, di cui sono esposte alcune opere ammirevoli, che divenne pittore di corte, ed il più insigne pittore settecentesco “cinese”! Da qui, pian piano si arriva alla vicenda umana tragicomica, malinconica e di “redenzione” di Pu Yi, ultimo imperatore della dinastia, salito al trono in tenerissima età; il Manchukuò, la guerra sino-giapponese, e tutto un problema diplomatico che la sua figura accettata solo dalle Potenze dell ‘Asse, creò.
erto è commovente vedere, ed anche questi esposti per la prima volta, gli oggetti di questa persona dalla storia umana così contrastata: dal trono del Celeste Impero, ad imperatore fantoccio, a prigioniero politico n. 981, sino alla sua presa di coscienza ed alla sua liberazione e riabilitazione. Naturalmente sono esposti anche i suoi oggetti di uso quotidiano di carcerato, così come le divise…commovente, si, certo, sempre quando i “grandi” decadono e finiscono nella polvere, peggio della ” gente comune” per fortuna la sua vita non si è conclusa tragicamente, come il più delle volte in questi casi! A Conclusione del percorso, un ulteriore salto temporale all’indietro, per godere della ricostruzione ed esposizione del Trono del Celeste Impero. Due grandi numeri nella sala di conclusione: 1644, data d’inizio della vicenda della dinastia, e 981: numero del prigioniero Pu Yi. Una scelta di potenti tele del pittore contemporaneo Jiang Guofang, specialista nel ricostruire la vita della Città Proibita, fa da cornice. Ed il prossimo anno?Ancora in Asia : TIBET, Tesori dal Tetto del Mondo.
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