di Diego Romeo #Primalumanità twitter@gaiaitaliacom #Politica
Il prossimo 20 e 21 settembre in tutta Italia si andrà alle urne per votare la riforma costituzionale che avrà ad oggetto il CDS “taglio dei parlamentari”. Come nelle migliori tradizioni calcistiche, in Italia, si sono già formate le due tifoserie. Quella a favore del taglio e quella contraria al taglio dei parlamentari. Ma tifoserie a parte vorrei analizzare le ragioni principali dell’una e dell’altra parte.
Il motivo cardine su cui ruotano le ragioni del “SI” è l’evidente risparmio economico. Soldi che potrebbero essere spesi in altri modi più proficui e socialmente utili. Ma è veramente così grande questo risparmio? Alla fine a conti fatti sembrerebbe che questo “grande” risparmio ammonti a circa 81,6 milioni di euro ogni anno (che rappresenta lo 0,005 per cento scarso del debito pubblico italiano), corrispondenti a circa 1,35 euro per ogni cittadino italiano. Quindi poco più di un caffè. Quindi è evidente che se fosse solo questo il motivo per ridurre il numero dei parlamentari non sarebbe sufficiente.
Un’altra motivazione è l’idea di avere un iter legislativo più veloce e snello. Mettere d’accordo 600 parlamentari (fra deputati e senatori) è decisamente meglio che metterne d’accordo 945. In questo caso il vero problema è una diffusa ignoranza sui meccanismi con cui vengono proposte e approvate le leggi. Perché una legge, prima di essere votata dalla Camera e dal Senato, deve passare per il vaglio di molteplici commissioni, che ne analizzano i costi, la costituzionalità e l’effettiva efficacia. Quindi i lunghi tempi di votazione di una legge non sono dovuti al numero di parlamentari ma, se mai, al numero delle commissioni. Commissioni che non verrebbero toccate da questa riforma e che quindi rimarrebbero sempre le stesse ma con meno membri. Quindi anche raggiungere una maggioranza risulterebbe più complesso perché ci sarebbe un dialogo più ridotto. Quindi, di fatto, anche questa motivazione non sembrerebbe essere sufficiente.
Si sostiene, anche, che con questa riforma porti il numero dei nostri parlamentari in linea con il numero dei parlamentari nel resto dell’Europa. Anche qui bisognerebbe fare un distinguo, ovvero, non concentrarsi sul valore assoluto dei parlamentari, ma sul rapporto che hanno con la popolazione. Con il numero attuale si ha un rapporto di 1 parlamentare ogni 62.000 abitanti circa dell’Italia. Rapporto superato solo da Germania (1 ogni 115.000) e Francia (1 ogni 71.000). Quindi in base al rapporto parlamentare/abitanti l’Italia, ha un numero basso di rappresentanti rispetto alla grande maggioranza dei paesi europei. Quindi se la riforma dovesse passare il rapporto passerebbe da 1 ogni 62.000 abitanti a 1 ogni 100.000 aumentando ancora di più la distanza di rappresentatività con il resto dell’Europa. Quindi neanche questa può essere una motivazione valida.
Non pregiudica la democrazia. Anche qui ce da dire che forse chi ha proposto la riforma non ha ben studiato il sistema di rappresentazione parlamentare delle varie regioni italiane. Perché se le regioni più densamente popolate, come Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia, nonostante il taglio dei parlamentari, saranno comunque ben rappresentate, le regioni a bassa densità demografica, come Umbria (da 7 a 3), Basilicata (da 7 a 3), Sardegna (da 8 a 5), Abbruzzo (da 7 a 4) e Friuli V.G. (da 7 a 4), invece vedranno ridotta notevolmente la loro rappresentatività. Quindi anche questa motivazione non può essere ritenuta valida.
Non verranno eletti sempre gli stessi nulla facenti e corrotti. Questa purtroppo è una vera e propria Fake News. Infatti, almeno con l’attuale legge elettorale che prevede i famosi listini bloccati, saranno i soliti noti, che hanno più influenze e hanno il loro elettori fedeli, a essere sempre e solo rieletti. Del resto dei 945 deputati si parla sempre e solo dei soliti 20-30 nomi noti che di certo non temono il taglio della categoria.
Ultima motivazione addotta dai promotori del “SI” (a mio avviso la più grave) è quella che così il parlamento sarà più controllabile. Una dichiarazione aberrante che non andrebbe mai pensata, né tanto meno commentata. Perché solo le dittature anelano a un parlamento controllabile e in Italia l’unico governo, prima di questo, che ha proposto e ottenuto il taglio dei parlamentari è stato il governo fascista. Per tutte queste motivazioni penso che le ragioni del “SI” siano di gran lunga più deboli di quelle del “NO” ed è per questo che io voterò no al prossimo referendum.
(7 settembre 2020)
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