di Vittorio Lussana #giustappunto twitter@gaiaitaliacom #politica
Quel che proprio non riusciamo a comprendere, in quest’Italia ormai ‘post berlusconiana’, è l’assurda idea che se qualcuno esprime un parere diverso dal nostro, costui sarebbe in ‘torto’ su tutta la linea. Eppure, si dovrebbe considerare pacifico che nessuno possieda mai la ragione per definizione, al 100%. Persino chi viene posto innanzi all’evidenza di un fatto conclamato, spesso ammette di esser stato tratto in errore da impressioni ritenute fondamentali le quali, invece, si sono rivelate di secondaria importanza. In ciò, persino Diego Fusaro mantiene le sue ragioni nella propria ‘nostalgia’ per gli ‘scritti marxiani’. Per dirla con le parole del Maestro: “Qui si continua a scambiare la contraddizione principale con quelle secondarie”. Quando si legge, si scrive o si manifesta un parere all’interno di un dibattito, si dovrebbe riflettere anche sulla percentuale di fondatezza dei ragionamenti altrui. Ma non c’è niente da fare: gli italiani sembrano caduti in massa dentro a un pozzo di faziosa cretineria.
Sia come sia, veniamo a introdurre il vero argomento di cui vogliamo trattare questa settimana: la distanza, non abissale ma rilevante, tra il nostro calcio e quello europeo. Un dato che si continua ostinatamente a negare, come quel tale che decise di evirarsi pur di fare un dispetto alla suocera. L’anno scorso fummo criticati duramente per l’impressione negativa che ci aveva lasciato la Juventus, durante la sonora sconfitta di Cardiff. Si pensò – e qualcuno anche disse – che noi avevamo descritto una sorta di “film dell’orrore”, o qualcosa del genere. Invece, il dispiacere per essere riusciti a constatare prima degli altri il tracollo ‘tecnico’ e atletico del nostro calcio era più che fondato, totalmente disinteressato. Siccome chi si occupa di football in genere viene annebbiato dalla ‘droga’ del proprio tifo calcistico, si dà per scontato che chi cerca di proporre un’analisi imparziale sia, in realtà, l’interprete di un mero atteggiamento: un attore che recita, più o meno bene, un ruolo o una ‘parte’ a teatro. Scherzi dell’omologazione verso il basso. Invece, per ironia della sorte, adesso ‘salta fuori’ che avevamo ragione noi. La Juventus potrebbe giocare altre 5 volte con il Real Madrid: scommettiamo che continuerebbe a subire almeno tre reti a partita?
Lo abbiamo scritto e sottolineato in questa rubrica esattamente un anno fa: Barzagli e Chiellini sono ormai sul viale del tramonto. Un declino evidente, per quanto ovvio e naturale. Anche Cristiano Ronaldo sarebbe, già ora, in fase ‘calante’, ma nel suo caso l’allenatore, Zinedine Zidane, ha avuto l’intelligenza di trasformarlo in un ‘fantasista’ di centrocampo, consentendogli di inserirsi a sorpresa dalle retrovie e di evitare di ‘sfiancarsi’ sulla fascia destra come un vecchio ‘ronzino’ allo stato brado.
E Massimiliano Allegri? Quali potenti illuminazioni ha dimostrato costui, in questi ultimi anni?
Ogni tanto, egli sperimenta un 4-5-1 piuttosto confuso, con la speranza di ‘intasare’ il centrocampo avversario, che regolarmente ‘salta’ tutti quanti i giocatori della Juve in velocità. In pratica, mister Allegri sta in ‘fissa’ con una sua idea di equilibrio che rallenta la manovra della squadra, rendendola prevedibile. La ‘zona’ che va di gran voga attualmente, invece, è assai più veloce e ‘contropiedista’, tutta basata su ripartenze che possono prendere il via persino dall’area di rigore avversaria, come dimostrato ogni domenica dalle numerose discese da centometristi di molti attaccanti del nostro campionato. Basterebbe notare la differenza tra i risultati esterni dell’Atalanta, rispetto ai suoi ‘rovesci’ casalinghi, per comprendere tale evidenza. Laddove ci si ritrova costretti a difendersi e a ricompattarsi all’indietro, si diventa ben più pericolosi in contropiede, profittando degli spazi abbandonati dalla compagine avversaria mentre cerca d’imporre il proprio giuoco.
Ce la siamo già dimenticata la splendida prestazione del Pordenone al ‘Meazza’ di Milano alla fine dell’anno scorso? In questo momento storico, le cose stanno così: siamo in piena fase d’involuzione dell’intero nostro movimento calcistico. Non esistendo quasi più le ‘squadre materasso’ e risultando alcune tecniche di gioco ormai assorbite anche da formazioni come il Sassuolo, la Sampdoria e l’Atalanta, ecco che le differenze tra i diversi moduli sono divenute delle ‘sfumature’. Tuttavia, siamo destinati a “gridare nel deserto” come il ‘povero’ Giovanni Battista. Il quale, tra l’altro, fece anche una gran ‘brutta fine’: per lo meno, il ‘grillo parlante’ di Pinocchio se la cavò con una semplice ‘martellata’. Ma in entrambi i casi, sia i proto-cristiani che redassero i primi Vangeli, sia il nostro ‘buon’ Collodi decisero d’inserire nelle loro opere alcuni aneddoti ed episodi, al fine di farci comprendere la logica diabolica delle ‘fissità’: nel primo caso, come il potere sia tranquillamente in grado di annoverare gli innocenti tra i malfattori; nel secondo, per sottolineare come certe ‘crisi di crescita’, tipiche dell’infanzia, appartengano anche a quelle persone che proprio si rifiutano di diventare adulte e responsabili. Ovviamente, per puro ‘fascismo interiore’, noi italiani continuiamo a schierarci dalla parte di Pinocchio: un burattino che, ‘poverino’, viene ‘stressato’ dalle verità razionali e ‘politically correct’ di un antipatico insetto con una ridicola ‘bombetta’ sulla testa. Ma la verità di fondo, quella che proprio continua a sfuggirci, è che non comprendiamo nemmeno le favole più semplici, quelle destinate ai nostri bambini, poiché le interpretiamo a modo nostro e a ‘senso unico’, a seconda di quel che ci torna comodo sostenere. Ecco quali sono le ‘fissità’ di cui continuiamo a parlare. Per esempio, che quelli ‘in torto’ siano sempre gli altri, ovvero coloro che s’inventano “le supercazzole”.
Stando così le cose, gli amici ‘juventini’ e tutte le svariate e molteplici tifoserie calcistiche di questo nostro strampalato Paese possono tranquillamente continuare a divertirsi con le loro elementari ‘addizioni’ da minorati mentali. Si perseveri pure nell’errore: in fondo, “tutti i gusti son gusti”. Anche quelli più masochisti.
(5 aprile 2018)
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