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Pascale e Berlusconi? Not in my name

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Francesca Pascale Silvio Berlusconidi Rosario Coco Twitter@RosarioCoco

Il nostro collaboratore (e amico) Rosario Coco ha pubblicato sul sito Libero Pensiero un interessante e condivisibile articolo dopo la presenza di Francesca Pascale al Gay Village di Roma, e la rivolta in rete che ne è seguita (e della quale anche noi abbiamo fatto parte, leggete qui cosa scrivevamo domenica).

Pubblichiamo di seguito l’articolo.

Non siamo riusciti a distinguere l’accoglienza dalla celebrazione.
E’ lì che siamo scivolati.
 
Vorrei esprimere una posizione serena e al tempo stesso determinata. Non ho la minima voglia di alzare muri,  ma desidero semplicemente ragionare, rivolgendomi a persone che conosco, che stimo e con cui ho collaborato.
 
Gli eventi delle ultime settimane mi hanno lasciato perplesso e a tratti smarrito. Non riesco più a ritrovare nelle nostre azioni la parola orgoglio, quel pilastro che ha dato forza e linfa vitale alle nostre mille battaglie insieme.
Parlandoci chiaro, nessun Presidente avrebbe potuto rifiutare la tessera Arcigay a Francesca Pascale. Chiunque dichiari di aderire alla causa non può essere respinto.
Come siamo arrivati, tuttavia, alle foto dell’altra sera al Gay Village, con Pascale presentata come l’icona gay del momento e una rivolta pressochè unanime in rete? Dove abbiamo iniziato a scivolare?
 
E’ semplice: non siamo riusciti a distinguere l’accoglienza dalla celebrazione. E tra le due cose corre un oceano di differenza. L’accoglienza non si nega a nessuno, nemmeno a chi si dichiara (per interposta persona e poi al telefono) convertito sulla via di Damasco e favorevole alla nostra causa, nonostante anni di governi che hanno ferocemente avversato le nostre rivendicazioni, nonostante le più svariate esternazioni e battute  omofobe sui gay, nonostante l’amicizia ancora viva con Putin, nonostante una politica quanto più maschilista e conservatrice sotto tutti i fronti che riguardano la laicità e i diritti civili (qualcuno ricorda il caso Englaro?), nonostante un epilogo politico segnato da una condanna per evasione e da una moltitudine di processi tra cui quello per prostituzione minorile.
 
Tuttavia, ripeto, nemmeno a queste persone puoi negare accoglienza. Ma quando, dopo aver preso la tessera, Pascale viene eletta improvvisamente testimonial contro l’omofobia e viene portata in alto dal movimento come personaggio politico chiave nella battaglia per i diritti, è esattamente lì che  si comincia a scivolare. Forse l’ansia di raggiungere una meta, forse l’idea di vedere improvvisamente un possibile risultato. Non so cos’altro. Fatto sta che da quel momento siamo passati alla celebrazione, dimenticando che, in ogni angolo del globo, si celebra chi porta dei risultati, non chi fa una dichiarazione di ravvedimento o viene mandato dal proprio “compagno” a prendere una tessera.
Nessun movimento LGBTIQ in nessuna parte del mondo si sognerebbe di aggrapparsi in questo modo ad un personaggio che nulla ha di politico, se non il fatto di essere la compagna di un ex Premier omofobo, politicamente alla frutta e distrutto sul piano giuridico da una condanna e da una miriade di processi.
 
Anzichè pensare a rilanciare un’azione politica dal basso, in grado di creare una piazza alternativa a quella degli integralisti,  nostra e di tutti quelli che credono nella libertà e nel pluralismo delle identità sessuali, di tutti quelli che difendono la laicità e rifiutano il dogmatismo, ci stiamo riducendo ad osannare chi fino a poco tempo fa ci calpestava. I cattointegralisti delle Sentinelle in Piedi,  il 5 ottobre, si mobilitano in 100 piazze per denunciare la “lobby omosessualista che vuole sovvertire la famiglia e la libertà di espressione”: noi invece ci ritroviamo a chiedere alla Pascale di intercedere presso l’ex-cavaliere affinchè convinca i consiglieri comunali di Roma a lui vicini di votare il registro delle unioni civili.
Ma, mi domando, dove è finito il nostro orgoglio? Dove è finita la nostra forza dirompente, cosa siamo diventati? Siamo ancora quelli del World Pride del 2000, che avevano fatto tremare il Vaticano nell’anno del grande giubileo? E se, metti caso dovesse passare il registro, adesso sarà merito di Berlusconi? Potete scommettere che succederà, lo dirà e anche forte. A lui l’operazione di restyling  politico è riuscita benissimo, perché sta tentando in tutti i modi di uscire nuovamente dall’angolo del suo 15% occupando uno spazio che a destra rimane scoperto e che gli conferisce decisamente un’immagine di modernità. E noi, che ci siamo ridotti a celebrare la  creazione di un dipartimento diritti civili in Forza Italia, lo stiamo aiutando. E chi ha fatto politica sa quanto possa contare un accidenti di dipartimento in un partito come Forza Italia.
 
Per intenderci: avesse presentato una proposta di legge sul matrimonio in parlamento, avesse convinto il nuovo centrodestra e l’avesse fatta approvare dal Governo Renzi; a quel punto sì, il movimento e chi volere o volare lo rappresenta agli occhi dell’opinione pubblica avrebbe avuto il dovere di dire “c’è riuscito, è un interlocutore, dopodiché ognuno voti secondo coscienza, come si è sempre fatto”. Mi sembra, tuttavia, che tutto questo appartenga per il momento ad un’altra dimensione.
E poi, infine, che messaggio abbiamo dato alle migliaia di persone che hanno visto quelle foto? Che va bene tutto, qualsiasi cosa, che lo spettacolo è al di sopra di qualsiasi coerenza e dignità politica, che si può scendere a patti con chiunque? Il nostro movimento chiede uguaglianza e rispetto, difende i valori costituzionali e poi scende a patti con un ex-Premier che fino all’altro ieri sparava a zero sugli omosessuali e ha perso anche l’agibilità politica? Non dobbiamo porci alcun problema etico in questo senso?
 
Io voglio credere che siamo ancora in tempo per fermarci e cambiare direzione. Per il momento, l’unica cosa che riesco a pensare è: Pascale e Berlusconi? “not in my name”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(29 settembre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©Rosario Coco, Libero Pensiero 2014
per gentile concessione
riproduzione vietata

 

 

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