di iiiTiii twitter@iiiiiTiiiii
Lampedusa, il giorno dopo. Il giorno del silenzio. Il giorno del dolore e del lutto. Non perché lutto nazionale, ma perché lutto del cuore. Centinaia di morti a causa di un barcone in fiamme, responsabilità degli stessi migranti? Bisogna sempre cercare un colpevole ad uso mediatico? Se anche fosse renderebbe la loro morte meno drammatica? Di più di 500 persone a bordo del barcone naufragato ne sono state salvate solo 150, gli altri, donne e bambini inclusi, sono morti.
Una tragedia che dovrebbe zittire la bocca anche ai pasdaran dell’informazione partitica, quelli alla Feltri che fanno battuta sui cerini via Twitter “Chi incendia la propria casa e poi spegne le fiamme è un incendiario, un pompiere o un pirla?”. O il disgustoso e strumentale attacco della Lega a Boldrini e Kyenge, tanto per cambiare, che parla di pietà dimenticandosi che grazie alla legge fortemente voluta dall’ex celodurista Bossi con il recentemente convertito alla tolleranza Fini, i pescatori che hanno soccorso gli immigrati sono stati processati.
Ed ora parlano di giustizia sociale. E si stupiscono, o fanno finta, come si stupiscono o fanno finta tutti gli altri, che con una legge come la Bossi-Fini i pescatori non soccorrano i barconi, per non finire sotto processo.
C’è tutto un mondo da ripensare e riorganizzare. C’è tutta una politica che chiuda fuori dalla porta le intolleranze che vent’anni di Berlusconismo hanno istituzionalizzato, quelle intolleranze che hanno parlato di unione per distruggere l’unità tra gli Italiani, riuscendoci, fomentando l’odio verso gli altri, i differenti, gli Altri in quanto tali.
Siamo a una svolta: i fatti politici di questi giorni, la tragedia di Lampedusa richiedono azioni. E silenzio.
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