La giustificazione è demenziale: i cittadini dicono no al kebab chiamato Kabul perché scritto su una insegna “ricorda il terrorismo”. Che sarebbe come dire non chiamo mio figlio Valentino perché “ricorda un parco”.
L’Italiota colpisce ancora, questa volta a Torino, dove si scatena un putiferio per l’apertura di un kebab afgano (buonissimo, peraltro) che si chiama “Kabul” e che ha aperto in via Saluzzo, a a due passi dalla stazione di Porta Nuova. Per i residenti il nuovo negozio rappresenta un pericolo con quel nome lì che ricorda la capitale dell’Afghanista, e che -nella loro mente obnubilata- si riempirà di terroristi perché il nome li evoca.
Non fa rabbrividire tanta ignoranza? I due ragazzi che lo hanno aperto sono rifugiati dall’Afghanistan e, secondo informa Paolo Hutter da Il Fatto Quotidiano, hanno aperto il negozio con i soldi mandati dalla madre dal paese natío che ha venduto la loro casa, si chiamano Tofan e Shahin Wardak.
In un momento in cui a Torino chiudono circa 3 negozi al giorno, i condomini del palazzo dove ha sede il “Kebab Kabul” si preoccupano perché il nome “rovina il buon nome del palazzo”.
Si preoccupassero della loro ignoranza che rovina il nome di una città questi trogloditi.
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