di Daniele Santi
I tank di Israele sono entrati a Gaza City e il grido di trionfo è assordante almeno quanto è inumano: “L’Idf controlla il 40% del territorio”. Facile fare i gradassi con gente affamata ad uso invasione, senz’acqua, senza cibo, senza casa e senza un posto dove andare. Così i gradassi avanzano con i loro carri armati in diverse aree alla periferia di Gaza City, entrano nel cuore della città e perpetrano raid con droni ed elicotteri.
Trentasette attacchi su gente inerme in 20 minuti poco prima della mezzanotte del del 15 settembre. E si vantano di controllare circa il 40% del territorio urbano di Gaza City.
“A Gaza c’è un genocidio in corso e Israele è responsabile”, è la commissione d’inchiesta Onu ad accusare. Il mondo intero accusa Israele. Tutti a parte Trump: “Non so niente. Non ho parlato con Netanyahu”, ha detto il presidente dalla bocca larga. E cosa si potrà mai dire di più di fronte al massacro programmato di un popolo che nessuno vuole, che nessuno ospita, che nessuno alloggia, che non ha nemmeno campi profughi in cui potersi rifugiarsi, che vede massacrati donne e bambini in nome di un delirante progetto di grande Israele.
Come potrai mai finire l’odio di fronte a una simile spietata e ingiustificata carneficina? Raccontano che stanno distruggendo Hamas. Non ci credono nemmeno loro.
Però Netanyahu prova a venderla come vuole e parte da lontano: “L’attacco in Qatar era giustificato”, dice. Ma parla del passato per nascondere ciò che l’esercito ai suoi ordini sta facendo a Gaza. Va oltre, il primo ministro israeliano che se non avesse scatenato una guerra sarebbe rinchiuso, e aggiunge che l’attacco contro i funzionari di Hamas in Qatar la scorsa settimana era “giustificato” dai legami dello Stato del Golfo con il gruppo islamista perché, secondo lui, “il Qatar è legato ad Hamas, lo sostiene, lo ospita, lo finanzia”, chissà se è per questo che il suo esercito ne ha ammazzato diversi giornalisti che facevano il loro mestiere.
Poi, in conferenza stampa, ha continuato a giustificare l’attacco in Qatar aggiungendo di essere consapevole di avere isolato Israele – quanto gli fa comodo l’isolamento per fare quello che gli pare senza doversi giustificare con la comunità internazionale – e che riconvertirà la sua economia in “economia di guerra”.
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(16 settembre 2025)
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