Consapevole che l’Idf lo avrebbe ucciso, in qualche modo e in qualche momento – ed è avvenuto l’11 agosto in un raid israeliano che ha colpito una tenda per giornalisti allestita fuori dall’ospedale di al-Shifa, a Gaza City – il giornalista Anas al-Sharif, morto ammazzato dagli ordini di Netanyahu insieme a quattro colleghi e un assistente, è ora accusato dall’Idf di essere stato un dirigente di Hamas che si faceva passare per giornalista, perché accusare chi non c’è più è lo stile degli uomini che non valgono nemmeno la carta igienica che usano per nettarsi, ma mai abbastanza – accusa che Al Jazeera ha respinto con segno parlando di un “tentativo disperato di mettere a tacere le voci che denunciavano l’imminente sequestro e occupazione di Gaza”.
Sull’account X Anas al-Sharif, poco dopo la sua morte, è stato pubblicato un messaggio da lui scritto il 6 aprile, con precise istruzioni di diffonderlo solo in caso di una sua uccisione e che può essere definito il suo testamento spirituale. Lo pubblica l’Huffington Post al quale potete accedere da questo link, e vi proponiamo il messaggio di Anas al-Sharif di seguito.
Questa è la mia volontà e il mio messaggio finale. Se queste parole vi raggiungono, sappiate che Israele è riuscito a uccidermi e a mettere a tacere la mia voce. Anzitutto, la pace, la misericordia e le benedizioni di Allah siano su di voi.
Allah sa che mi sono impegnato con tutte le mie forze per essere un sostegno e una voce per il mio popolo, da quando ho aperto gli occhi alla vita nei vicoli e nelle strade del campo profughi di Jabalia. Speravo che Allah mi concedesse abbastanza vita affinché potessi tornare con la mia famiglia e i miei cari nella nostra città d’origine, l’occupata Asqalan (Al-Majdal). Ma la volontà di Allah viene prima, e il Suo decreto è definitivo. Ho vissuto il dolore, ho assaporato più volte la sofferenza e la perdita, eppure non ho mai esitato a trasmettere la verità così com’è, senza distorsioni né falsificazioni – affinché Allah renda testimonianza contro coloro che sono rimasti in silenzio, che hanno accettato la nostra uccisione, che ci hanno strozzato il respiro, e i cui cuori non si sono mossi davanti ai resti sparsi dei nostri bambini e delle nostre donne, senza fare nulla per fermare il massacro che il nostro popolo subisce da più di un anno e mezzo.
Vi affido la Palestina. il gioiello della corona del mondo musulmano, il battito del cuore di ogni persona libera su questa terra. Vi affido il suo popolo, i suoi bambini innocenti e oppressi, a cui non è stato concesso il tempo di sognare né di vivere in sicurezza e in pace. I loro corpi puri sono stati schiacciati sotto migliaia di tonnellate di bombe e missili israeliani, fatti a pezzi e sparsi sui muri.
Vi esorto a non lasciare che le catene vi zittiscano, né che i confini vi trattengano. Siate ponti verso la liberazione della terra e del suo popolo, finché il sole della dignità e della libertà non sorgerà sulla nostra patria rubata. Vi affido la cura della mia famiglia. Vi affido la mia amata figlia Sham, la luce dei miei occhi, che non ho avuto la possibilità di vedere crescere come avevo sognato.
Vi affido il mio caro figlio Salah, che avrei voluto sostenere e accompagnare nella vita finché non fosse diventato abbastanza forte da portare il mio peso e proseguire la missione. Vi affido la mia amata madre, le cui benedette preghiere mi hanno portato fin qui, le cui invocazioni sono state la mia fortezza e la luce che ha guidato il mio cammino. Prego che Allah le conceda forza e la ricompensi per mio conto con la migliore delle ricompense.
Vi affido anche la mia compagna di una vita, la mia amata moglie, Umm Salah (Bayan), dalla quale la guerra mi ha separato per tanti lunghi giorni e mesi. Eppure è rimasta fedele al nostro legame, salda come il tronco di un ulivo che non si piega—paziente, fiduciosa in Allah, e capace di portare il peso della responsabilità, in mia assenza, con tutte le sue forze e con fede.
Vi esorto a stargli accanto, a essere il loro sostegno dopo Allah l’Altissimo. Se muoio, muoio saldo nei miei principi. Rendo testimonianza davanti ad Allah di essere soddisfatto del Suo decreto, certo dell’incontro con Lui, e sicuro che ciò che è presso Allah è migliore e più duraturo.
O Allah, accoglimi tra i martiri, perdona i miei peccati passati e futuri, e fa’ che il mio sangue sia luce che illumini il cammino della libertà per il mio popolo e la mia famiglia. Perdonatemi se ho mancato, e pregate per me chiedendo misericordia, poiché ho mantenuto la mia promessa e non l’ho mai mutata né tradita.
Non dimenticate Gaza… e non dimenticate me nelle vostre sincere preghiere di perdono e di accettazione.
Anas Jamal Al-Sharif
06.04.2025
(11 agosto 2025)
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