Lo scannatoio interno alle destre di governo, le stesse che non hanno ancora scoperto chi propone i premi Nobel così che possano inviare le teste meloni-dirette in giro per televisioni a dire la qualunque, sono all’interno di un dramma: pochi decimali nelle intenzioni di voto tra Lega e Forza Italia. Che accade?
Parrebbe, dicono le malelingue comuniste serve degli Elkan, diretti concorrenti del Musk e per questo invisi all’Uoma e a dio, che Tajani stia ritornando sulla questione dello Ius Scholae (non gliene frega niente, ma porta voti dai moderati) e la proposta parrebbe destinata a creare un certo disagio nelle fila salviniana, mentre i meloniani stanno zitti. Perché o parla lei, o tacciono.
Il quotidiano repubblica cita Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia secondo il quale “Se il Pd” decidesse “di chiedere la calendarizzazione dello ius scholae noi siamo pronti ad approvarlo con loro. D’altra parte è un nostro progetto”. Approvare lo Ius Scholae avrebbe alcuni vantaggi: toglierebbe fiato alla Lega, ridarebbe forza a Antonio Tajani sotto diktat dalla famiglia azionista di maggioranza del partito con una Marina Berlusconi che non lascia tregua, eviterebbe un bye bye be good che Tajani non vuole. Perché, diciamocelo, uno che fa politica così chi se lo ripiglia?
La questione torna d’attualità dopo che Tajani, un anno fa e dietro le pressioni della Famiglia Imperiale, doveva trovare una scappatoia alla deriva fascistoide della presidente del Consiglio e del ministro dei Trasporti che non funzionano. Marina Berlusconi spingeva, e in diverse occasioni, per una collocazione meno orbaniana di Forza Italia e un avvicinamento che distanziasse Forza Italia dal medievalismo teocratico dell’accoppiata legaiola-fratellitaliota. Tajani ubbidisce e l’intero gruppo azzurro alla Camera a depositare la proposta (primo firmatario il capogruppo Paolo Barelli). Poi sembra morta lì. La legge, mica la Marina.
Così si nomina addirittura il PD (bestemmia tremenda bestemmia) invitando il partito di Elly Schlein a depositare la legge rispetto alla quale Forza Italia dichiara “noi siamo pronti ad approvarlo con loro. D’altra parte è un nostro progetto”. E se è un loro progetto perché mai dovrebbero depositarla il PD? Per comprendere bene cosa bolle in pentola bisogna tornare alla Famiglia depositaria del partito e delle aziende inventate dal nulla del Padre Fondatore. La Marina e il Piersilvio avrebbero un po’ sulle gonadi questo Tajani ondivago le cui dichiarazioni scatenano indignazione massima persino sui social – ricorderete l’indimenticabile ho detto a Iran e Israele di fare i bravi, per riassumerla in infantilese, e incapace di imporre una linea di governo meno teocratica su tutti i temi di libertà individuali tanto cari ai Berlusconi.
Scaramucce d’estate. Non si muoverà una foglia, ma intanto per qualche settimana e probabilmente per tutta l’estate Forza Italia diventerebbe il secondo partito della coalizione (una coalizione che, va detto per amor di cronaca, è composta da quattro partiti tre dei quali, tutti insieme, non raggiungono i voti del PD). Tutto in nome di una legge di civiltà per la quale ci si scanna da anni mantenendo in vita una Bossi-Fini sconfessata anche da quest’ultimo, e che prevederebbe che un bambino nato in Italia da genitori stranieri possa ottenere la cittadinanza italiana se risiede regolarmente nel Paese e ha ultimato due cicli scolastici (i 10 anni dell’obbligo); la proposta di FI permetterebbe anche ai bambini stranieri entrati in Italia entro il quinto anno di vita di diventare italiani, anche in questo caso dopo la scuola dell’obbligo; proporrebbe poi di accorciare a 18 mesi il termine massimo per ottenere il passaporto.
Insomma questa legge permetterebbe persino ai nostri concittadini immigrati che lavorano e pagano le tasse nel nostro paese, di essere considerati esseri umani invece che carne da fonderia come desiderano fortemente i leghisti e la parte più bruna di FdI. Carlo Calenda ha già dichiarato che sosterrà la proposta, un’ottima ragione per considerarla fallita prima che venga (ri)messa in campo. Parrebbe muoversi anche l’immobile PD, e questa sarebbe la vera novità.
Insomma il progetto di votare con il centrosinistra al grido di “Se il Pd chiede di calendarizzarlo, noi siamo pronti a votarlo” è fantapolitica da estate bollente intravvedendosi da lontano l’ombra del grande tessitore Matteo Renzi.
(3 luglio 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)