di Giancarlo Grassi
Erano quelli degli eletti che “non sapevo nemmeno di essere stato candidato” (da un gruppo di amici, mentre lui era in montagna) o il fantastico giro di giostra di madre e figlio di Latina, lei eletta al Senato, lui alla Camera: erano i miracoli della democrazia dal basso dicasi piattaforma Rousseau. Insomma la grande intuizione dell’Illuminato con figlio recentemente condannato a 8 anni, in primo grado, per violenza sessuale. Perché i capolavori vanno sempre in coppia.
Poi, avvolto dall’scurità l’Illuminato, spunta un abilissimo Giuseppe Conte che legalmente si prende il partito, lo rinnova dall’interno a modo suo, ne evita il tracollo totale mantenendolo tra il 12 e il 13% dei consensi, seconda forza d’opposizione, e gli dà un nuovo statuto con regole ferree per l’elezione del presidente del Partito: due fasi elettorali, la prima con la presentazione delle candidature aperte solo a chi non sia stato iscritto nei dieci anni precedenti ad altri partiti (e che sia maggiorenne, accetti il codice etico, abbia la fedina penale pulita, non abbia svolto cariche elettorali o di tesoriere e bla bla bla)… E una seconda fase che prevede di raccogliere 500 sottoscrizioni tra gli iscritti. C’è riuscito solo Giuseppe Conte.
Di rara comicità l’annuncio con cui il pentastellume a marchio Conte rende noti i risultati.
“Hanno raggiunto le 500 sottoscrizioni necessarie per passare alla fase di votazione finale, come previsto dal Regolamento per le elezioni del Presidente del MoVimento 5 Stelle i sottoelencati candidati: 1. Giuseppe Conte. Ringraziamo tutti coloro che hanno proposto la loro candidatura”.
Amen.
Come era naturale – perché il pentastellume è una missione, mica un senso – c’è una seconda arrivata che è tal Laura Giardina, trentaduenne docente di scienze della navigazione negli istituti tecnici, il cui unico tratto politico è la sua assoluta inesperienza politica (citiamo l’Huffington Post): “Nessuna esperienza politica ma seguo molto i dibattiti politici. Sono stata selezionata [sic] come supplente alle parlamentarie del 2022 ma ho rifiutato l’incarico per problemi logistici”.
Mentre si sottolinea la genialità dell’affermazione nessuna esperienza politica ma seguo molto i dibattiti politici, ci si stupisce che essendo docente di scienze della navigazione non abbia tirato in ballo anche la geopolitica, si ironizza con grande rispetto per persona e professionalità.
Dunque continua il mito del partito unico a cinque stelle con un unico governatore (e almeno Conte in quel ruolo ha un senso, lo diciamo senza endorsement) che non lancia grida d’odio e strali insensati, non attraversa lo stretto a nuoto e non si concia come un santone su un palco.
La politica però è altra storia: lo spiega con parole sue un altro di quelli che di consensi non ne ha portati a casa neppure 50. E con una certa tracotanza – politicamente parlando – spiega che chi lo sostiene “ha preferito darmi fiducia anziché riporla su Conte. Non perché lui sia senza competenze” – non sono esilarante questi pentastellati? – “ma perché ci si è stancati dell’indirizzo politico, non siamo la succursale di altre forze politiche che appartengono al passato. E Conte non immagina quanti non iscritti, mi hanno dato conforto fuori la piattaforma, in questi giorni”, perché c’è sempre chi ti sostiene fuori dai riflettori e poi vota un altro, è la sfiga che ci vede benissimo, diciamo.
Così in mezzo a tutto questo ben di dio di gente che non raccoglie i consensi sufficienti, ma trova conforto senza consensi c’è addirittura il rischio che Conte venga eletto non perché candidato unico, ma per avere avuto la colpa di non avere intercettato i 46 consensi che sono contro l’essere “la succursale di altre forze politiche che appartengono al passato” e che sorpassano il M5S di dieci punti (che diventano oltre venti nelle elezioni locali).
Insomma il solito pentastellume che dice la qualunque, tanto uno vale uno: e quell’uno è Conte. Piaccia o no a quelli che “Conte non immagina quanti non iscritti…” e via e via anche agli altri.
(24 settembre 2025)
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