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C’era una volta una Tangentopoli fa

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di G.G.

C’era una volta una Tangentopoli fa, chi sosteneva che ce ne sarebbe stata un’altra, oggi può giustamente gridare “Avevo ragione”. Perché solo questo è rimasto a questa povera Italia che si è divisa in caste (e castoni) il poter dire “Avevo ragione”. Come se l’avere ragione fosse l’unica ragione per vivere. Per questo si dovevano erigere “torri dal nulla” [cit.], perché si era convinti di avere ragione.

Così come si era convinti di avere ragione decidendo di tirare su una città per ricchi sfavillante e spietata (oltre che inutile), con abitazioni a minimo 1500 euro al mese per un buco sfavillante (perché Milano sfavilla, e se sfavilla Milano sfavilla il buco), chiedendoti garanzie che nemmeno un usuraio con passato di stragista mafioso avrebbe la faccia tosta di chiedere a un essere umano. Siamo alla pornografia abitativa dentro l’ancor più pornografico delirio di onnipotenza di chi era parte di un metodo consolidato, disinvolto, discusso, discutibile e vergognoso – ma la vergogna che ci accomuna è sempre vieppiù un sentimento postumo in questo mondo che parla persino di dio pur di fare soldi facili – metodo che conoscevano tutti, ma di cui nessuno parlava, fatto anche di “facilitazione/accelerazione delle pratiche edilizie, così che “i grattacieli possano sbucare in fretta” insieme magari ai “tre studentati di Rogoredo, Greco e San Leonardo che avrebbero dovuto accogliere 1500 studenti fuori sede e sono bloccati per effetto dell’inchiesta)”, il virgolettato è da Repubblica.

Tutto secondo copione: ci sono i colpevoli presunti su cui riversare il proprio odio e la prossima aggressività. Qualche assessore, un sindaco (rieletto, quindi alla fine di cosa ci stiamo lamentando?), una giunta che bene o male farà il suo mestiere come lo fanno tutte in un paese che non può certo ergersi ad esempio di trasparenza, e una città, Milano, che funziona per circoli chiusi. I circoli chiusi, come le bombe atomiche, non nascono da soli: le bombe, come i circoli chiusi, deflagrano. E fanno rumore. E vittime.

Come la “gentrificazione” che vuol dire, in soldoni, che se sei povero crepi o semplicemente vai a vivere da un’altra parte (il dove e il come sono cazzi tuoi, ché il gentrificatore mica può nutrire insana e umana compassione) e vieni rimpiazzato da gente più ricca così che il quartiere, le case, i proprietari, ergo gli immobiliaristi (coi loro eserciti di giovinastri ambiziosi che ti guardano dall’alto al basso quando ti rivolgi a loro per la ricerca di un’abitazione), vengano investiti da più ricchezza.

Qualche settimana di chiacchiericcio (persino donna Meloni da Palazzo Chigi ha suggerito prudenza), con la segretaria del PD a gridare che il PD deve cambiare rotta e rompere l’abbraccio mortale con gli immobiliaristi, forse si tornerà a votare, Salvini e suoi grideranno le solite incongruenze dimenticandosi che il Salva Milano lo hanno votato le destre e tutto tornerà come prima fino al prossimo scandalo.

Non è certamente una nuova Tangentopoli, ma in un mondo dove la gente è sempre più povera e i ricchi sempre più ricchi ed egoisti fa schifo uguale. Anzi fa più schifo ancora.

 

 

(20 luglio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

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