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HomeGiustappunto!Gentilissima Giorgia Meloni, noi siamo amici avveduti, non degli eretici senza dio

Gentilissima Giorgia Meloni, noi siamo amici avveduti, non degli eretici senza dio

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di Vittorio Lussana

L’intervento della premier, Giorgia Meloni, a Villa Taverna per la festa dell’Indipendenza americana, ospitata dal neo-ambasciatore americano in Italia, Tilman Fertitta, sembrava un elenco di buone intenzioni, anche un po’ retoriche. Il sentimento di antiamericanismo è aumentato, da quando Donald Trump si è insediato per la seconda volta alla Casa Bianca. E molti italo-americani non sono affatto contenti che Italia e Stati Uniti “parlino la stessa lingua”. Soprattutto, sul fronte della politica economica, in cui il Big Beautiful Bill, recentemente approvato dalle Camere statunitensi per il rotto della cuffia, sostanzialmente prevede un brutale taglio delle tasse per le classi più ricche, accompagnato da una forte riduzione dell’assistenza sanitaria e dello Stato sociale.

A parte il classismo spudorato di Donald Trump, questa politica da anni ’50 del secolo scorso viene opportunamente occultata dalla presidente del Consiglio italiana, attraverso una serie di artifizi retorici, come “i legami tra Italia e Usa”, la “solidità dei rapporti tra le due nazioni”, insieme all’idea di prendere spunto dai festeggiamenti del 4 luglio per rilanciare la ricorrenza 17 marzo 1861: primo giorno di seduta del parlamento del Regno d’Italia, tenutasi a Torino.

Per carità, è senz’altro nobile l’idea di Giorgia Meloni di riaprire molte pagine di Storia del Risorgimento: un settore di studi spesso negletto. Tuttavia, bisognerà vedere cosa ciò comporterà in termini di revisionismo storico, dato che anche l’indipendenza italiana fu ottenuta grazie all’impegno e allo spirito di sacrificio di liberali, mazziniani e socialisti. Ovverosia, dai laici di questo Paese, che di certo non sono intenzionati a lasciarsi manovrare nel ruolo di “utili idioti”.

A noi sembra palese, invece, l’intento di utilizzare strumentalmente quel nostro primo riscatto, al fine di sostituire il secondo, cioè quello della Resistenza e del 25 aprile come festa di liberazione nazionale. E che, come minimo, si voglia tornare a forme di democrazia parlamentare basate, sostanzialmente, sul censo, dato che anche qui da noi lo spostamento del carico fiscale complessivo su pensionati e lavoratori dipendenti appare sempre più evidente.

Insomma, non vi è la spudoratezza trumpiana, da parte della nostra premier: questo è senz’altro vero. Anzi, la nostra Giorgia nazionale sembra quasi suggerire agli americani un linguaggio solo apparentemente più equilibrato, al fine di occultare ben altri intenti ostinatamente inchiodati attorno a un clerico-fascismo che proprio non riesce ad accettare la modernità, mancando totalmente ogni genere e tipo di rielaborazione filosofico-culturale, preceduta da un dibattito quanto meno dignitoso.

E’ un’ambigua laicità, quella che all’improvviso sembra voler sfoggiare Giorgia Meloni, come se questa apertura verso costumi e comportamenti più liberal rappresentassero una mera etichetta o una sorta di goffo travestimento. Non siamo dei senza dio: ciò è senz’altro vero, presidente Meloni. Ma non siamo neanche disposti a tornare ai tempi in cui Berta filava o a tollerare le troppe ricadute verso una concezione furbesca e autoritaria della società italiana.

Una moderna laicità, per quanto intrisa di valori cristiani, non può essere scambiata per un vestito da indossare. Soprattutto, se il grosso delle forze di destra rimangono ancorate a forme di dirigismo gerarchico e verticista. In alleanza, oltretutto, con una forza politica come la Lega Nord che rimane ostinatamente contraria, nei suoi vertici attuali, a ogni genere e tipo di percorso riformista. E senza tener conto del fatto che un certo tipo di retorica, puramente formale, mal si concilia con la stima e il rispetto sostanziale di cui noi godiamo anche tra i ceti popolari e imprenditoriali del nord del nostro Paese. Faccia perciò molta attenzione, la nostra premier, perché noi laici non siamo affatto i contenti e cornuti della situazione.

Noi siamo degli amici avveduti, non degli eretici. Anche nei confronti di un casinista come Donald Trump.

 

 

(4 luglio 2025)

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