di Effegi
Il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, è stato arrestato. Oltre a lui la democrazia illiberale di Erdogan ha deciso provvedimenti di detenzione nei confronti di un altro centinaio di persone, tra cui politici locali, giornalisti e uomini di affari. Le accuse sono le solite e spaziano dalla corruzione al terrorismo.
In un video pubblicato su X, Imamoglu ha raccontato che centinaia di agenti di polizia si sono presentati davanti casa sua e ha detto che non si sarebbe arreso. Il sindaco sarebbe poi stato portato via mentre la sua abitazione veniva perquisita da decine di agenti. Le immagini delle tv mostrano solito grande, spettacolare e inutile (cioè utile solo a Erdogan) dispiegamento di forze in tenuta antisommossa fuori dalla residenza del sindaco. Le manifestazioni sono state vietate per quattro giorni e molti social network sono stati oscurati in tutto il Paese.
Türkische Polizei nimmt Imamoglu fest #Imamoglu #Türkei #Erdogan
— Tagesschau Bot (@tagesschau.bsky.social) 19 marzo 2025 alle ore 07:16
“Mi dispiace dire che un pugno di menti sta cercando di usurpare la volontà della nostra nazione”, dice Imamoglu nel video postato dalla sua abitazione. “Miei amati agenti di polizia, le forze di sicurezza del Paese vi stanno usando come strumenti del male. Questa è tirannia. Ma voglio che sappiate che non mi arrenderò. Vi amo tutti molto, mi affido alla nazione. Fate sapere a tutta la mia nazione che non mi piegherò”.
Önce Allah’a sonra milletimize emanetim! pic.twitter.com/tYfqrPedaw
— Ekrem İmamoğlu (@ekrem_imamoglu) March 19, 2025
Per non farsi mancare nulla il governo di Recep Tayyip Erdoğan aveva intensificato, da giorni, la repressione contro la comunità LGBTQ+ in Turchia con una proposta di legge che prevede pene detentive per chiunque sfidi il concetto di “sesso biologico”, e per chi celebra, anche simbolicamente, un’unione tra persone dello stesso sesso. Questa mossa si inserisce all’interno di un quadro politico e sociale sempre più restrittivo nei confronti dei diritti delle persone LGBTQ+, una tendenza che va consolidandosi da alcuni anni e che ha suscitato forti preoccupazioni a livello internazionale, come già successo in diversi paesi che si sono ispirati alle leggi liberticide di Putin, Uganda in primis.
La proposta di legge, che sta raccogliendo ampie critiche, prevede sanzioni penali per coloro che esprimono opinioni che contestano l’idea di un sesso determinato esclusivamente dalla biologia. In un contesto in cui le discussioni sui diritti delle persone transessuali e non binarie sono ancora molto fragili, la proposta rappresenta un ulteriore tentativo da parte del governo Erdoğan di consolidare una visione conservatrice e tradizionale della famiglia, come parte della sua retorica politica che da tempo strizza l’occhio agli ambienti più conservatori e religiosi della società turca.
In particolare, la legge va a punire anche la celebrazione simbolica di unioni tra persone dello stesso sesso, una decisione che colpisce direttamente le manifestazioni pubbliche, le marce del Pride e altre attività culturali che hanno visto un certo aumento negli ultimi anni, nonostante i ripetuti divieti e le crescenti difficoltà. Questa nuova offensiva repressiva si inserisce in una serie di azioni che, negli ultimi anni, hanno visto il governo turco adottare misure sempre più dure contro le attività della comunità LGBTQ+, a volte utilizzando il pretesto di una “protezione della famiglia” per giustificare il blocco di eventi pubblici e l’arresto di attivisti.
L’omosessualità è legale in Turchia sin dalla fondazione della Repubblica nel 1923, ma nonostante ciò, le persone LGBTQ+ sono costantemente soggette a discriminazione, violenza e molestie. Le coppie dello stesso sesso non godono degli stessi diritti legali delle coppie eterosessuali, come l’accesso al matrimonio o l’adozione. Inoltre, le politiche adottate negli ultimi anni dal governo hanno avuto un impatto negativo sulle opportunità di visibilità e partecipazione politica delle persone LGBTQ+ nel paese. Il 2014 ha visto l’introduzione di una prigione speciale per omosessuali, con l’intento dichiarato di proteggerli dalle violenze e dalle discriminazioni all’interno del sistema penitenziario, ma l’iniziativa ha suscitato molte critiche per il suo approccio segregazionista e per l’idea che l’orientamento sessuale sia qualcosa che deve essere separato e “trattato” separatamente dalla società.
Nel 2020, un gruppo di attivisti LGBTQ+ è stato arrestato durante una marcia del Pride a Istanbul, nonostante il divieto ufficiale del governo. L’accusa era quella di aver violato le leggi sul disturbo dell’ordine pubblico e di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale. Le pesanti sanzioni legali hanno generato una crescente preoccupazione per la libertà di espressione e per i diritti civili, considerato che le marce e le manifestazioni sono uno dei pochi spazi in cui la comunità LGBTQ+ può esprimersi apertamente, seppur sotto il costante rischio di repressione. In risposta a questa tendenza, numerosi gruppi per i diritti umani hanno condannato il crescente autoritarismo del governo Erdoğan, sottolineando come la proposta di legge rappresenti un ulteriore passo indietro rispetto ai diritti umani in Turchia. Organizzazioni internazionali, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, hanno espresso preoccupazione per l’intensificarsi delle repressioni e per la crescente invisibilizzazione delle persone LGBTQ+ nel paese. Inoltre, si teme che la proposta di legge, se adottata, possa avere effetti devastanti sulla libertà di espressione, sul diritto di manifestare e sul diritto di vivere in una società libera da discriminazioni.
La Turchia sta vivendo un periodo di forti contrasti sociali e politici, con la crescente polarizzazione tra le forze più conservatrici e quelle progressiste. Mentre una parte della società turca sta cercando di mantenere un equilibrio tra modernità e tradizione, il governo di Erdoğan sta sempre più cercando di affermare la sua visione conservatrice, in linea con le sue politiche autoritarie, che includono il controllo sui media, la repressione dell’opposizione e l’intolleranza verso minoranze e gruppi sociali vulnerabili.
Le ripercussioni di questa proposta di legge potrebbero essere molto gravi, non solo per la comunità LGBTQ+ in Turchia, ma per l’intero panorama dei diritti civili nel paese. In un contesto in cui la libertà di espressione e la protezione delle minoranze sono sempre più minacciate, la possibilità di una maggiore repressione del movimento LGBTQ+ potrebbe segnare un ulteriore passo verso il rafforzamento di un sistema autoritario che si distanzia sempre più dagli standard internazionali in materia di diritti umani. E il recente arresto del sindaco di Istanbul, contro ogni logica politica, ma ben radicato nell’autoritarismo di Erdoğan, è un’ulteriore dimostrazione dello stato della democrazia in Turchia. Sempre più a rischio.
(19 marzo 2025)
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