di Giovanna Di Rosa
Eccola la vera Atlantista. Meloni scivola su Orbán e sul voto contrario di Fdi e Lega al rapporto UE sul sovranista filo-Putin che chiude giornali e zittisce gli oppositori (e vince le elezioni con leggi elettorali su misura) e sbotta: “L’Ungheria è una democrazia. Orbán ha vinto le elezioni”. Certo. Le ha vinte. Ma Meloni si guarda bene dal parlare dell’involuzione illiberale avvenuta in Ungheria dalla prima all’ultima vittoria del suo sodale politico.
Il racconto sovranista di Meloni è infatti volutamente impreciso, parziale, di parte e sovranista, appunto, e la costringe a gettare la maschera dell’atlantista dura e pura per ritornare a quella che le è assai più congeniale di sovranista dura e pura con pulsioni illiberali che troppo spesso fanno capolino da un sorriso da manuale di ortodonzia. Meloni, lo ha detto lei, ritiene che chiunque vinca le elezioni sia implicitamente democratico e a capo di una democrazia e, si noti bene, tale rimanga anche quando muove le pedine nel senso di una involuzione illiberale del regime democratico trasformandolo in quello che è il sogno di Putin: un nuovo ordine mondiale basato sulle democrazie illiberali come quella che governa a Mosca, a Budapest, ad Ankara, che fa capolino nemmeno troppo timidamente a Belgrado, che Pechino auspica.
Eccola la vera Meloni a nove giorni dal voto. Se vinci le elezioni poi fai quello che vuoi, perché sei stato investito da dio (patria e famiglia) e rimani democratico anche se ti chiami Putin (vale anche se lei si riferisce a Orbán). E il messaggio è così fortemente inquietante che si smarca persino Berlusconi.
(16 settembre 2022)
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