di Daniele Santi #Politica
Dibba cuore d’acciaio ha colpito ancora. Il Che Guevara de noantri ha definito Draghi “apostolo delle élite” in un articolo del 31 agosto scorso, ridistruibuito per l’occasione”. In quello che secondo il giudizio sprezzante del politico di poco livello che è anche uno scrittore mediocre, un reporter che ce ne sarebbero di migliori, un narratore che Paolini lo mette al tappeto con due respiri e un analista politico che non azzecca una, dovrebbe essere un giudizio tranchant.
Questo perché, nella personale traduzione di BaDDibba Zeta, ad uso di quelli che l’hanno votato dentro la famosa avventura della scatoletta di tonno che doveva essere una scatoletta ed è diventata invece una tonnara di promesse mai mantenute, essere parte di una élite è un fatto disdicevole.
Viene da chiedersi perché si sia sgolato e scannato tanto per farne parte.
Dibba cuore d’acciaio rilancia così un suo articolo, una specie di vangelo, diciamo, nel quale definiva per l’appunto Mario Draghi, “apostolo delle élite”: tutto il resto era grande giornalismo alla Di Battista, che è invece “l’apostolo della lite”, all’interno di una sua personale idea di una rivoluzione pentastellata che non era già più quella cosa lì, avendo, una volta aperta la scatoletta, preferito il movimento continuare a gustarne quello che un tempo ne era l’odiato contenuto.
(3 febbraio 2021)
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