di Daniele Santi #Droni twitter@gaiaitaliacom #Politica
Un drone a casa Di Maio. E mentre Di Maio non c’è. Se la notizia fosse confermata ci sarebbe da inquietarsi. Sui mandanti. Chi si scomoderebbe a mandare un drone a casa di Di Maio mentre Di Maio non c’è? Qualcuno che vuole male all’Italia? Qualcuno che vuole essere messo a conoscenza dei segreti della di lui augusta alcova? Qualcuno che ha interesse a mettere Di Maio sotto pressione? I rettiliani stanchi di essere presi per il culo con la storia che avrebbero contaminato gli umani facendoli diventare il bruttume che sono?
Battute a parte i tempi cambiano. Un tempo si trovavano bombe carta ad orologeria, non nel senso che esplodevano ad un orario preciso, ma che venivano trovate inesplose alla vigilia di un evento preciso, poi sono venute le minacce di morte al candidato (preferibilmente di destra) di turno. Ora è il momento dei droni: modernissimo strumento di spionaggio per un un liderino modernissimamente conservatore e profondamente innocuo, nella sua incapacità politica. Per questo ci si chiede perché.
E la risposta non può che essere che a questa ennesima boutade non ci si crede. Anche se c’è chi la prende molto sul serio. Scrive infatti Repubblica che i fatti risalgono a una settimana fa quando “nel cuore della notte. Scatta l’allarme della scorta intorno all’abitazione romana di Luigi Di Maio, zona del Colosseo”, una abitazione da nulla, in una zona borgatara della città, a contatto coi poveri di cui vuole essere rappresentante, e per “dieci minuti un drone non identificato vola nel cortile del palazzo all’altezza della casa del ministro. Scatta delle foto all’interno? Filma? Registra dati sensibili?”… Forse si limita a svolazzare nell’aere come Il Grande Cocomero e come Il Grande Cocomero dopo avere svolazzato con leggiadria non certo maschile, il virile strumento offensivo se ne va dopo, sottolinea Repubblica, “avere fatto i suoi comodi”.
Posto che non sappiamo quali fossero i suoi comodi.
Ma le forze dell’ordine si attivano e la Polizia sta cercando risposte. Figuratevi noi. Il ministro degli Esteri, per quanto lillipuziano politico, è un obbiettivo sensibilissimo e in tempi di caduta verticale del consenso elettorale lo è anche di più, vuoi vedere che il drone fellone si traforma in trampolino?
Nel frattempo Digos e uffici preposti, assai più seri di noi, indagano. E ad ingigantire la storia ci penseranno i media di regime che l’ironia, quella che a noi piace tanto usare per far imbestialire chi ne è allergico, non sanno nemmeno dove sta.
I fatti nella notte tra il 10 e l’11 febbraio. Ascoltate qui il #IlCommento in #podcast di Radiogaiaitalia.com.
(18 febbraio 2020)
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