di Giancarlo Grassi #Immigrazione twitter@gaiaitaliacom #Riace
Dunque il Sindaco di Riace è da stamane agli arresti domiciliari: sarebbe molto facile fare delle battute cretine e giungere a conclusioni affrettate che sono vox populi più che vox dei. Così soprassediamo e ci limitiamo ai fatti.
Il Sindaco di Riace, che non abbiamo il piacere di conoscere personalmente e sul quale non possiamo certo metterci a dare dei giudizi di natura umana come troppi stanno facendo in questo ore, è stato per lungo tempo eletto ad esempio nella gestione dell’immigrazione ed aveva fatto di Riace il simbolo di un’accoglienza dei migranti che faceva bene anche all’Italia. Aveva infatti messo a disposizione dei nuovi arrivati le case disabitate del paese in vista di un ripopolamento dell’area e di un’integrazione, quindi, armoniosa per così dire.
Riace era così diventata un simbolo dell’accoglienza dei migranti, era stata definita più volte un modello di integrazione. Poi il fulmine a ciel sereno: nella mattinata del 2 ottobre il sindaco Domenico Lucano è agli arresti domiciliari in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Locri, con divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem. Le accuse contro Lucano sono serie: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento diretto fraudolento del servizio di raccolta dei rifiuti. La messa ai domiciliari sarebbe l’epilogo di approfondite indagini in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al comune di Riace, scrive Il Foglio, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
La reazione poco istituzionale del Ministro dell’Interno che addita gli avversari politici non ha bisogno di commenti, non è la prima volta che il Ministro dimentica di vivere in uno stato dove vige la presunzione di innocenza che sembra valere soltanto per le questioni legate al suo partito.
Noi, da parte nostra, riteniamo si debbano attendere gli sviluppi della questione e se il sindaco Domenico Lucano sarà giudicato innocente o colpevole non dipende da noi. La sensazione è che ci si agiti sempre troppo nelle immediate vicinanze del colpirne uno per educarne cento, e la sensazione va al di là della colpevolezza o innocenza di Lucano che non sta a noi decidere. Ci aspettiamo settimane nelle quali ci si scannerà sulla pelle del Sindaco di Locri tra chi lo difenderà a tutti i costi e chi lo accuserà a tutti i costi, sulla pelle della verità e per esclusivi fini opportunistici o di mero e squallido consenso politico.
Speriamo, e questa vicenda ci dà l’occasione per scriverlo, che si esca una volta per tutte e presto, dal gioco dei rappresentanti governativi con incarichi di governo che a suon di post sui social, spesso redatti da addetti che sono pagati con soldi pubblici, distruggono la convivenza civile a suon di accuse e messe all’indice, con post scritti per puntare il dito contro gli avversari politici che spesso, sempre più spesso, sono personalità pubbliche che però appartengono alla società civile.
Tutto questo è molto più grave del dileggiare un arrestato, agli arresti domiciliari, sul quale sono in corso indagini. Se a farlo è il profilo ufficiale del ministro dell’Interno pro tempore c’è da essere seriamente preoccupati dello stato della Nazione.
E l’essere definiti buonisti perché si vuole un’Italia accogliente, ma non stupida, per dirla con il linguaggio del Sig. Ministro, è una medaglia al valore. L’essere dileggiati da chi dovrebbe garantire, dall’alto del suo ruolo di responsabilità, la convivenza civile e non instillare stupidità aggiunta, dà la misura del valore umano del dileggiante e non del dileggiato.
(2 ottobre 2018)
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