di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #vittoriolussana
Quel che proprio non si comprende della reiterata ‘querelle’ tra Matteo Salvini e Roberto Saviano è la posizione di alcuni organi d’informazione sedicenti ‘moderati’. Giornali i quali, anziché limitarsi a difendere l’attuale ministro degli Interni, si cimentano in attacchi truculenti contro lo scrittore partenopeo. Probabilmente, l’intento è quello di alimentare una ‘rissa’ che faccia vendere i giornali. In ogni caso, i meriti culturali di Roberto Saviano dovrebbero essere considerati indiscutibili. E se la diatriba attorno alla sua scorta andasse a finir male, si creerebbe nuovamente una situazione tipo quella che s’ingenerò, a suo tempo, con Marco Biagi, a lungo considerato “un rompicoglioni”. Creare ‘martiri’ è una delle tendenze più autolesioniste del centrodestra italiano. Probabilmente, ciò avviene perché, per certe culture reazionarie di ‘casa nostra’, un intellettuale di sinistra è riabilitabile soltanto da morto. Fin quando il ‘nemico’ è vivo, si può continuare a fare un unico ‘calderone’ tra chi le mafie le accetta come un elemento fisiologico della società e le tradizioni più assolutiste e antidemocratiche del Paese. Perché tutto questo? Non è dato sapere. Roberto Saviano è più pericoloso di certe consuetudini ‘meridionaliste’, che si continua a far finta di non vedere? A noi non sembra. Eppure, ci pare che all’attuale ministro della Salute, signora Grillo, siano girate vorticosamente le ‘scatole’ quando ha capito cosa è successo a Napoli in questi giorni.
Vogliamo continuare così, con primari che chiudono interi reparti ospedalieri per organizzare delle feste?
Oppure è forse giunto il momento d’impostare un vero e proprio processo rieducativo del Mezzogiorno d’Italia?
La mentalità napoletana, in particolare, ha questo ‘viziaccio’ cattolico ‘controriformista’ di trovare sempre giustificazioni anche ai comportamenti più inqualificabili: persino Francesco Schettino viene considerato una vittima del sistema ‘mediatico’.
Ma a prescindere da alcune vicende specifiche, questo volersi mescolare a tutti i costi con la ‘merda’ proprio non si comprende: si è forse convinti di essere autenticamente garantisti, così facendo? Siamo certi che non si sia aperta una ‘gara’ per salire per primi sul ‘carro’ dei nuovi vincitori leghisti? L’errore, probabilmente, è dettato dall’idea che la Lega possa trasformarsi nella nuova Dc del terzo millennio. Un processo che auspichiamo persino noi, se Salvini la smette di ‘bypassare’ tutto e tutti, persino lo Stato di diritto. Qualsiasi processo di ‘riordino’, di scomposizione e ricomposizione delle culture democratiche del nostro Paese, viene da noi assolutamente favorito e incoraggiato, purché si rimanga, al contempo, nel ‘campo’ della decenza. Non c’è niente di male nell’essere conservatori, purché si sappia cosa si deve conservare e cosa si può gettare via. Se si conserva tutto, anche le cose più stantìe, si finisce col ‘gonfiarsi’ come una ‘mongolfiera’ perdendo il contatto con la realtà, facendo altresì ‘saltare’ quel ‘nesso della distinzione’ che è la base stessa della cultura liberale.
Se, viceversa, la verità è che ci si professa liberali, mentre invece si è solamente dei qualunquisti, allora va bene chiunque pur di combattere il ‘nemico’: anche il ‘diavolo’ in persona. Magari favorendo un nuovo filone di pensiero ‘neo-marxista’ alla Diego Fusaro, che proprio di recente ha ribadito la ‘scemenza’ di una scienza della politica basata sulla dicotomia ‘amico/nemico’.
Siamo di fronte a un errore madornale, passato completamente inosservato benché da ‘bocciatura’ immediata: la dicotomia ‘amico/nemico’ è la base delle culture totalitarie, di destra e di sinistra, non di quelle democratiche. Ma anziché riconoscere l’errore, anche quello di un ideologo ‘tardo-marxista’ che scopre solamente oggi il “sistema imperialista delle multinazionali” – tanto per dirla con le parole di certi ‘cattivi maestri’ – alla fine tutto può tornar buono per combattere chi, invece, sta cercando di portare il dibattito su terreni culturalmente più moderni e assai meno conflittuali.
C’è una destra di persone perbene, così come c’è una sinistra di persone perbene: si cerchi di capire almeno questo, perdio!
Le contrapposizioni individuali finiscono unicamente col farci perdere tempo prezioso, ‘rimestolando’ negli ambienti più ‘torbidi’ della società: lo si vuol comprendere, oppure no?
Fateci sapere, carissimi ‘moderati’.
(12 luglio 2018)
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