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L’Arte vista da Emilio Campanella: Linee d’ombra e d’ambra a Vicenza

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di Emilio Campanella, twitter@gaiaitaliacom

 

 

Mi si permetta il facile gioco di parole. Linea d’Ombra produce la nuova mostra di Marco Goldin alla Basilica Palladiana di Vicenza: Van Gogh tra il grano e il cielo, sino all’8 aprile 2018, mentre della via dell’ambra si occupa la piccola, preziosissima esposizione a Palazzo Leoni Montanari: Le ambre della principessa, Storie e archeologia dall’antica terra di Puglia, sino al 7 gennaio 2018. Giocando ancora con le parole, bisogna affermare che il nuovo lavoro di Goldin è molto in ombra, ma nel senso buono, ed anche ottimo, relativo all’allestimento ed alla cura dell’illuminazione siccome l’esposizione che presenta un altissimo numero di disegni poco noti, dell’inizio della ricerca formale dello sfortunato Vincent, è giustamente in penombra, e le non numerosissime tele, comunque un buon numero, sono illuminate con attentissima cura scenotecnica con sagomatori teatrali che le fanno risaltare con un effetto emozionale sicuro.

Un percorso dell’anima, lo definisce Goldin, che cerca di introdurci alla fatica artistica ed esistenziale dello spirito inquieto di Van Gogh. Ci parla dei suoi inizi con il disegno, dei suoi studi, dell’ispirazione che vediamo, legata al lavoro dei campi dei suoi modelli, ma anche ai lavori manuali di altro tipo, di povera gente; poi sono le nature morte ed i paesaggi, quando non poté più avere persone come ispirazione, e piano piano, gradualmente, la comparsa del colore nelle opere su carta, agli albori della scoperta di un cromatismo sempre più personale, fino a quelle caratteristiche che ne continuano a decretare il grande successo di pubblico. Dietro tutto questo, un anno e mezzo di lavoro di preparazione fatto anche scavando molto nello sterminato epistolario.

La mostra presenta centoventisette opere fra cui oltre ottanta su carta e circa quaranta su tela.

Per la maggior parte provengono da un prestito importante del Kroller-Muller Museum, The Netherlands, Otterlo. Altre, invece, da Cardiff L’Aia, Edimburgo, Amsterdam, Colonia, Utrecht. Solo tre dipinti non sono del dedicatario della manifestazione: la prima di Joseph Israel, la seconda di Jacob Maris ed ovviamente Il seminatore di Jean François Millet, suo grande ispiratore, in prestito dal Amgueddfa Genedlaethol Cymru, National Museum of Wales di Cardiff. Il percorso espositivo che ha narrato la breve parabola della vita e della pittura dell’artista, conclusasi in circa dieci anni, si chiude con un modello: la ricostruzione dell’istituto per malattie mentali di Saint Paul de Mausole a Saint Rémy dove scelse di ricoverarsi fra il 1889 el il 1890. Un film della durata di un’ora: Van Gogh, Storia di una vita, scritto e raccontato da Marco Goldin, coadiuvato alla regia, da Massimo Iaquone e Luca Attilii, viene proiettato ininterrottamente durante l’orario di apertura della mostra. Il catalogo, dallo stesso titolo dell’esposizione, è edito, naturalmente, da Linea d’ombra.

Nel poco lontano e magnifico Palazzo Leoni Montanari, come ho anticipato, al piano nobile ed in tre sale, una esposizione di grande accuratezza intorno a due importantissime sepolture apule della zona di Ruvo di Puglia: La Tomba delle danzatrici, appartenente ad un guerriero, così soprannominata dal fregio notissimo che percorre le quattro pareti e rappresenta un coro di fanciulle danzanti e di cui qui è esposta una importante lastra affrescata, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, risalente al IV sec. a.C., insieme con vasi a figure rosse ed un foglio dipinto raffigurante la camera sepolcrale all’atto del ritrovamento. Della Tomba delle Ambre, differenti reperti, tutti fra il VI ed il IV sec. a. C., fra cui appunto le resine fossili in varie forme ed altri piccoli oggetti come fibule e spilloni, un corredo riunito per la prima volta dopo centocinquanta anni. Anche qui vasi importanti e fogli dipinti che ne riportano con molta cura le scene.

Tutto è contestualizzato storicamente in quella nascita dell’archeologia moderna che muoveva i suoi primi passi di nuova scienza.

L’ultima sala è dedicata al collezionismo sette-ottocentesco ed alla creazione di musei i quali dovevano superare l’antica concezione delle wunderkammer che ne erano state le antenate. Marsilio pubblica il piccolo, accuratissimo catalogo, quarto della collana: Il Tempo dell’Antico.




 

(6 ottobre 2017)

©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata

 



 

 

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