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#PrimariePD, dopo l’intervista tripla di Sky imperversavano sui social i momenti peggiori

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di Daniele Santi

 

 

 

 

 

 

Il giorno dopo l’orrendo ed inutile dibattito televisivo che probabilmente ha soddisfatto soltanto l’ombelico di Sky, sui social continuavano a girare i retweet dei momenti più orrendi e politicamente indecorosi dell’ora e un quarto di diretta. Dai followers dell’account di Andrea Orlando ad esempio partivano scariche di retweet relative alla domanda “Se avesse quindici anni che poster avrebbe in camera sua?”, che non sappiamo se definire segno orribile dell’immaturità della redazione di Sky o infantilismo inconsapevole dei re-twitter, perché la risposta più intelligente che nessuno ha dato, sarebbe dovuta essere: “Non ho quindici anni e dato che non occorre essere quindicenni per avere poster in casa ho questo o metterei quell’altro”. Certo è che non sarebbe stata oggetto di retweet. Certo è che se l’affermazione di Orlando che più ha riscosso successo, e ce ne sono state altre politicamente più intelligenti, è stata quella non ci sono davvero grandi speranze per il futuro del post-primarie PD.

Fatti, non pugnette: questo ci attendiamo dal 7 maggio in poi (o dall’8 che dir si voglia), chiunque esca vincitore da questo agone elettorale che si sarebbe potuto evitare. Bello sarebbe che il vincitore ripetesse il famoso “Dove eravamo rimasti” di tortoriana memoria e si rimettesse a testa bassa a lavorare. C’è un’inflazione al galoppo, una legge elettorale che non si fa, un paese pieno di cialtroni che raccontano che le cose si possono fare in 15 giorni e poi non fanno nulla, un mercato del lavoro da ricostruire, ci sono giovani ai quali dare lavoro, qualità della vita da migliorare. C’è internet con le sue regole ed i suoi e-commerce alla quale dare un senso, c’è da lavorare proprio su ciò che Orlando diceva – e chissà quanto durerà quella sua determinazione – evitare che i colossi del web determinino prezzi e compensi, c’è un paese da far ripartire, una politica da ricostruire, un movimento di barbari da contrastare con la civiltà, il medioevo che incombe contro la modernità e questi tre hanno perso mesi della loro vita politica scannandosi per la direzione da dare a un partito che una direzione ce l’aveva già sulla base dei loro mal di pancia.

Fatto, non pugnette: e tra i fatti ci si aspetta anche che coloro che non condividono un disegno politico e sono minoranza, di qualsiasi minoranza si tratti, appoggino la maggioranza considerando il loro sacro diritti all’opposizione, non per spaccare, ma per distruggere. Oppure si assumano le loro responsabilità e decidano di andare ad ingrossare le fila dei partitini invisibili che nascono per invidie personali ed odi e rivalità e non portano a casa che numeri miserrimi in nome del potere e del passato che non ritorna, perché in questo paese si dice futuro e si guarda al passato. Costruire movimenti che si basino sull’odio del Cittadino per il potere in nome della presa del potere è già riuscito a Grillo, tentare di imitarlo è vano. E ne basta uno.

Così che buone primarie a coloro che sono rimasti affascinati dalle risposte sempliciotte a domande inconsistenti e che decideranno eventualmente di votare perchè affascianti [sic] dall’ennesimo slogan. Sarebbe auspicabile per il paese che il PD, insieme a tutti gli altri partiti dell’arco costituzionale, abbandonasse la pratica degli slogan che durano tanto quanto l’orgasmo che provoca il pronunciarli, a favore di proposte serie, articolate ed approfondite che riescano a superare, in termini di comunicazione, le mura delle sedi di partito.

 




(28 aprile 2017)

 

 

 

 

 

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