
di Alexandru Rotaru twitter@AlexandruRotaru
Il nuovo governo di sinistra della Romania, lo scorso martedì (31 gennaio, ndr) ha depenalizzato una serie di reati di corruzione, inclusi alcuni casi di abuso di potere legati al periodo delle riforme post-comunismo dello stato. Più di 10mila persone si sono riunite fuori della sede del governo nella capitale Bucarest, nonostante il freddo, e tanti altri sono scesi in piazza in diverse città della Romania subito dopo il decreto di emergenza emanato dallo Stato. I manifestanti hanno marciato sul parlamento gridando: “Ladri!” e “Traditori!” e hanno chiesto le dimissioni al governo.
La sinistra rumena è salita al potere proprio lo scorso dicembre, promettendo un aumento dei salari e delle pensioni, in un’elezione parlamentare che ha sottolineato una divisione profonda tra gli elettori più anziani, stanchi delle austerità, e i giovani abitanti delle città.
Il governo ha immediatamente messo in atto azioni per facilitare le regole ʺanti-corruzioneʺ , presentate proprio all’inizio dell’anno, scatenando la più grande protesta nelle strade dal 1989, cioè dalla caduta del comunismo. Gli esponenti del Governo si sono giustificati spiegando che sono stati necessari dei cambiamenti per ottenere un codice penale più in linea con le recenti sentenze della Corte costituzionale. Il Gabinetto del Primo Ministro Sorin Grindeanu ha attirato su di sé molte critiche da parte del presidente Klaus Iohannis, da giudici e pubblici ministeri, oltre che dai vertici degli apparati della Giustizia del paee, dai gruppi per la difesa dei diritti civili, dai diplomatici e dalla Commissione Europea, che tiene il sistema della giustizia Romena sotto controllo speciale.
“Oggi è un giorno di lutto per lo stato di diritto”, ha detto il presidente Iohannis in un comunicato. “Il governo ha ignorato i sogni di milioni di romeni che vogliono vivere in un paese libero di corruzione”.
La Romania è uno dei paesi più corrotti d’Europa, esistono ancora molti casi sia nell’amministrazione nazionale, che quella regionale, alcuni su cui ancora si indaga, altri che non hanno ancora attirato l’attenzione dei magistrati, creando situazioni molto ambigue. Negli ultimi 4 anni, i movimenti politici romeni, spinti anche dalle proteste popolari, hanno lavorato duramente per ridurre la corruzione nel paese, ma ora i risultati delle ultime elezioni hanno portato ad un’immediata restaurazione che ha fatto nfuriare gran parte della popolazione. Gettata la maschera il nuovo governo ha approvato uno degli atti più vergnosi mai emessi dopo la caduta del comunismo. Tra i leader politici che sono sotto inchiesta o sotto processo nei casi di abuso-di-potere, c’è anche il leader dei socialdemocratici Liviu Dragnea.
Ufficialmente il decreto di emergenza – con effetto immediato – depenalizza alcuni reati, tra i quali l’abuso di potere e gli illeciti inferiori a 200.000 Lei (40mila euro circa. Il Governo poi ha inoltre approvato un disegno di legge per la concessione di indulti in prigione per diversi reati ed ora ha bisogno dell’approvazione del Parlamento. Il prossimo passo sarà riportare in vita Ceausescu).
“Questo è un brutto colpo contro la giustizia penale in Romania, e l’impatto sarà importante su tutti i cittadini”, ha detto riguardo alla lotta alla corruzione l’esperto legale Laura Stefan subito dopo l’annuncio del governo.
(1 febbraio 2017)
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