di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
L’esito inaspettato del referendum inglese comprova, una volta di più, come l’uscita dall’Unione europea non sia affatto una soluzione così semplice come sembra. E’ facile da promettere, forse, nelle campagne elettorali, ma è assai complicato da realizzare. Nessuno, tra i sostenitori del “Remain” ha parlato ai cittadini dell’art. 50 del trattato di Dublino, che rende le procedure di abbandono alquanto lunghe e non prive di incognite. Oltre a ciò, l’Inghilterra e il Galles dovranno presto spiegare a Scozia e Irlanda del Nord, che dalla Ue hanno ricevuto molti aiuti per progetti e investimenti strutturali, come sia possibile rimanere tutti insieme nel Regno Unito senza precipitare all’indietro di 40 anni. La scelta britannica è stata, insomma, decisamente autolesionista. E ciò lo si potrà comprendere meglio da qui a un paio d’anni. Tuttavia, da un popolo che ha come regina una “carampana” di 90 anni la quale è sempre solita indossare abiti terrificanti non mi attendevo niente di diverso. Così come mi aspettavo una scelta francamente “stucchevole” da parte delle generazioni più anziane, che qui da noi hanno imposto 20 anni di “berlusconismo” cercando di bloccare persino il meccanismo della “alternanza” democratica. Ciò comprova, tuttavia, che la questione della “bomba generazionale” sia già deflagrata con virulenza in tutta Europa e non soltanto in Gran Bretagna. E che se milioni giovani non riescono a trovare alcuno sbocco professionale al termine del loro percorso di studi, ciò sia dovuto più alle rigidità demografiche imposte da Bruxelles, piuttosto che da Roma o da Londra. Più che un’Europa “distante” è stata creata una Ue fortemente conservatrice e “immobile”. E di ciò qualcuno, un giorno, dovrà renderne conto.
(25 giugno 2016)
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