di Il Capo
Non ci piace l’idea di avere certi componenti di una classe dirigente che rubacchiano, così come non ci piace che ci siano ancora leggi che privilegiano, in qualche modo, l’illecito; ancor meno ci piace che il governo Renzi non abbia fatto ancora tutto il necessario per sradicare il malaffare dalla politica. Ci fa un certo ribrezzo sapere che un consigliere comunale già candidato sindaco nel 2012 sia stato arrestato con l’accusa di rubacchiare negli armadietti in palestra e ancor più ci dà da fare che il presunto ladruncolo appartenga al M5S che dell’onestà ha fatto la sua bandiera.
Non ce l’ho politicamente con il M5S, da queste colonne più volte ho scritto che mi sembrava l’esperimento politico più fantastico degli ultimi anni, poi i deliri grillocasaleggini hanno preso il sopravvento, la mancanza di chiarezza nelle procedure, un certo presuntuoso fascismo intellettuale e l’assoluta mancanza di qualsiasi tipo di programma e di conoscenza della politica e del “come si fa”, unitamente ad una sedicente direttivo di impresentabili ed alle epurazioni mi hanno costretto ad una sponda estremamente critica, e su quella sponda resterò nonostante gli insulti e le minacce anche via twitter, via messaggio privato e via facebook, che ci hanno costretto a degrillinizzare i nostri account, perché non si può evitare di farlo. E nemmeno questo mi piace. Perché su quella storia a 5 Stelle lì ci si poteva davvero sperare.
Così che l’arresto ai domiciliari ed il processo per direttissima al consigliere a 5Stelle accusato di furtarelli negli armadietti delle palestre rientra nella normale quadratura del cerchio di auto-sputtanamento di un Movimento che di “eletti” doveva essere, che come movimento di “eletti” si è proposto e venduto e che alla fine è composto anche da cialtroni disonesti all’occorrenza, esattamente come tutti gli altri. Perché chi si sente dio poi clona i suoi figli ad immagine e somiglianza. E di Beppe Grillo ne bastava (ed avanzava) uno…
(11 marzo 2016)
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