di Giancarlo Grassi
La Polonia continua con le sue leggi liberticide, dopo avere messo il bavaglio alla Corte Costituzionale, dopo avere messo il bavaglio alla stampa, col presidente Duda eletto a maggio, schiavo dei voti dei nazionalconservatori del ferocissimo Kaczynski, e l’Europa alza la sua vocina.
Lo fa con il commissario Ue per l’economia digitale, il tedesco Günther Oettinger, che ha minacciato l’avvio di una procedura contro Varsavia che potrebbe portare alla sospensione del voto polacco al parlamento europeo, dopo il varo della nuova legge sui media pubblici che prevede l’immediata sospensione di tutti i componenti delle direzioni nonché dei consigli d’amministrazione di media pubblici polacchi e conferisce al ministro del Tesoro la facoltà di nominare i nuovi responsabili senza il dovere di scegliergli attraverso i concorsi, che finora venivano organizzati dal Consiglio nazionale della radio e televisione, che è un organo costituzionale.
Günther Oettinger proporrà la sospensione del diritto di voto dei rappresentanti polacchi nella riunione del 13 gennaio.
Contro queste norme – volute al partito di destra al governo del cattolicissimo leader Jaroslaw Kaczynski e varate l’ultimo giorno dell’anno dal parlamento di Varsavia – si sono già dimessi i principali direttori della tv pubblica Ma c’è stata anche protesta internazionale. Diverse
organizzazioni di media, come l’European Broadcasting Union (EBU / UER), l’Associazione dei giornalisti europei (AEJ) e Reporter senza frontiere (RSF), hanno espresso “indignazione”. Il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans ha chiesto chiarimenti a Varsavia.
(4 gennaio 2016)
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