di Il Capo
Comincia in Vaticano il processo contro due giornalisti italiani, l’autore di “Avarizia” Emiliano Fittipaldi, collaboratore de L’Espresso e l’autore di “Via Crucis” Gianluigi Nuzzi, giornalista e saggista, perché secondo un nuovo articolo del codice penale vaticano, approvato da papa Bergoglio nel luglio del 2013, chiunque “riveli notizie o documenti riservati” vaticani rischia da 4 a 8 anni di carcere. E’ evidente che si tratta di un attacco senza precedenti alla libertà di stampa italiana, non vaticana dato che dentro quelle mura (sono parole di Fittipaldi pubblicate dal quotidiano Repubblica), “La giurisprudenza vaticana considera un delitto l’essenza stessa del nostro mestiere, ossia il dovere di pubblicare i fatti che il potere, qualunque forma esso prenda, vuole tenere occultati alla pubblica opinione”.
Le mura vaticane hanno quindi preso la decisione di rimettere in moto l’Inquisizione: la Chiesa che permette a Bertone di pasteggiare a tartufo d’Alba, alla Cei di dichiarare che i preti pedofili non vanno denunciati per tutelate [sic] le vittime, non si prende la briga di smentire i risultati delle inchieste di Fittipaldi e Nuzzi, ma va direttamente a processo, con mano pesante, non perché le notizie sono false, ma perché sono state divulgate.
Nei giorni in cui buona parte del mondo giornalistico, politico, ed i credenti in massa gridano al papa argentino come al salvatore del mondo, e considerano ogni cosa che dice come fonte d’ispirazione, la struttura dittatoriale della chiesa di Roma diventa un dato storico incontestabile: chiunque si sia opposto in qualche modo alla sua furia conservatrice ed oscurantista è stato devastato dalle sue armate inquisitrici.
Che non si sia alzata una voce a difesa di Fittipaldi e Nuzzi, dalle alte sfere della politica, è scandaloso, ma non inaspettato, un parlamento prono alle parole di Bergoglio. Che la reazione di coloro che predicano bene e razzolano male, soffocati dagli scandali a qualsiasi livello, dai preti pedofili allo Ior, e dalle rivelazioni dei due libri incriminati sia di tale portata stupisce ancor meno. Basta leggersi qualsiasi libro sul Medio Evo per capire che la profonda intolleranza della Chiesa è sempre lì, si è solo cambiata l’abito. E se ne frega dell’articolo 21 della Costituzione Italiana perché quando c’è da entrare a gamba tesa nella politica, alla Chiesa dell’Italia importa molto, ma quando c’è da rispettare la libertà dei cittadini italiani allora la Chiesa di Bergoglio torna ad essere uno stato indipendente e straniero.
(24 novembre 2015)
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