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Il giorno in cui Bergoglio processò la libertà di stampa in Italia

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Papa Bergoglio 00di Il Capo

 

 

 

 

 

Comincia in Vaticano il processo contro due giornalisti italiani, l’autore di “Avarizia” Emiliano Fittipaldi, collaboratore de L’Espresso e l’autore di “Via Crucis” Gianluigi Nuzzi, giornalista e saggista, perché secondo un nuovo articolo del codice penale vaticano, approvato da papa Bergoglio nel luglio del 2013, chiunque “riveli notizie o documenti riservati” vaticani rischia da 4 a 8 anni di carcere. E’ evidente che si tratta di un attacco senza precedenti alla libertà di stampa italiana, non vaticana dato che dentro quelle mura (sono parole di Fittipaldi pubblicate dal quotidiano Repubblica), “La giurisprudenza vaticana considera un delitto l’essenza stessa del nostro mestiere, ossia il dovere di pubblicare i fatti che il potere, qualunque forma esso prenda, vuole tenere occultati alla pubblica opinione”.

 

Scrive L’Espresso: I magistrati d’Oltretevere hanno concluso le indagini preliminari, e hanno deciso – a sorpresa – di usare le maniere forti e mandare a processo sia Fittipaldi sia il collega Gianluigi Nuzzi, autore di “Via Crucis”, per aver divulgato «notizie riservate». Si tratta, per il codice penale vaticano, di un reato grave: nel paragrafo sui «Delitti contro la Patria» nel luglio del 2013 è stato infatti inserito un nuovo articolo, il 116 bis (…) Davanti al giudice sono stati mandati anche due presunte fonti dei giornalisti: Lucio Vallejo Balda, monsignore spagnolo nominato da papa Francesco e segretario della Cosea, la commissione referente che ha condotto l’indagine sulle finanze vaticane, e Francesca Immacolata Chaouqui, membro della stessa commissione. Sarà processato anche il quinto indagato: Nicola Maio, ex collaboratore della commissione referente sulle strutture economiche e amministrative della Santa Sede (Cosea).

 

E’ ancora Fittipaldi a parlare: “Mi si accusa di aver messo a rischio ” interessi vitali della Santa Sede”: ma davvero le notizie sul patrimonio immobiliare vaticano (pari a 4 miliardi di euro in palazzi e appartamenti a Roma, Parigi, Londra e la Svizzera) o sui costi necessari a parenti e ordini religiosi per canonizzare un loro beniamino (fare un santo può costare anche 3-400 mila euro) mettono a repentaglio la sicurezza nazionale della Santa Sede? Ho i miei dubbi. I giornalisti lavorano per il primario interesse dei lettori, e non è un caso che la libertà di stampa e il diritto di essere informati sia tutelato in ogni paese che si vuole democratico. In Vaticano ad oggi non esiste alcuna legge che possa essere paragonata all’articolo 21 della nostra Costituzione, né commi a difesa del diritto di cronaca, o codici deontologici che permettano al giornalista di opporre il segreto professionale a tutela delle proprie fonti. Domani (oggi 24, novembre ndr) inizia il dibattimento e sarò in aula. Ma questo che inizia non è un processo contro di me. È un processo alla libera stampa“.

 

Le mura vaticane hanno quindi preso la decisione di rimettere in moto l’Inquisizione: la Chiesa che permette a Bertone di pasteggiare a tartufo d’Alba, alla Cei di dichiarare che i preti pedofili non vanno denunciati per tutelate [sic] le vittime, non si prende la briga di smentire i risultati delle inchieste di Fittipaldi e Nuzzi, ma va direttamente a processo, con mano pesante, non perché le notizie sono false, ma perché sono state divulgate.

 

Nei giorni in cui buona parte del mondo giornalistico, politico, ed i credenti in massa gridano al papa argentino come al salvatore del mondo, e considerano ogni cosa che dice come fonte d’ispirazione, la struttura dittatoriale della chiesa di Roma diventa un dato storico incontestabile: chiunque si sia opposto in qualche modo alla sua furia conservatrice ed oscurantista è stato devastato dalle sue armate inquisitrici.

 

Che non si sia alzata una voce a difesa di Fittipaldi e Nuzzi, dalle alte sfere della politica, è scandaloso, ma non inaspettato, un parlamento prono alle parole di Bergoglio. Che la reazione di coloro che predicano bene e razzolano male, soffocati dagli scandali a qualsiasi livello, dai preti pedofili allo Ior, e dalle rivelazioni dei due libri incriminati sia di tale portata stupisce ancor meno. Basta leggersi qualsiasi libro sul Medio Evo per capire che la profonda intolleranza della Chiesa è sempre lì, si è solo cambiata l’abito. E se ne frega dell’articolo 21 della Costituzione Italiana perché quando c’è da entrare a gamba tesa nella politica, alla Chiesa dell’Italia importa molto, ma quando c’è da rispettare la libertà dei cittadini italiani allora la Chiesa di Bergoglio torna ad essere uno stato indipendente e straniero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(24 novembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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