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La differenza tra avere la pancia vuota ed averla invece piena. Di invidia

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Lavoro Minoriledi Daniele Santi

 

Mi sveglio assai presto la mattina. Perché mi piace innanzitutto. In più in questi giorni in cui sembra di vivere in una fornace, le prime ore del mattino sono le uniche in cui è possibile godersi un po’ di frescura. In più qui in redazione siamo tranquilli, la mattina presto. Poi da metà mattina comincia il delirio. E tranquilli non siam più.

 

Una delle domande che mi pongo da qualche mattina a questa parte, è come mai i numerosi stranieri che incontro mentre in bicicletta raggiungo il mio posto di lavoro, abbiano abiti da lavoro logori e sporchi, quindi si presume che vadano a lavorare, e gli indigeni italici siano invece di tutto sportivo vestiti (carissimi gli indumenti sportivi) e stiano facendo corsa o esercizi ginnici o quello che un tempo volgarmente si chiamava jogging e che invece oggi si chiama “andare a correre”, ben oltre l’orario in cui presumibilmente si entra in ufficio. Tutti liberi professionisti che possono fare del loro tempo ciò che vogliono?

 

Essendo noi di quella categoria, dei liberi professionisti, sappiamo bene che tempo per correre ce n’è poco, perché con quello che lo stato si prende bisogna fare una valanga di cose per far quadrare i conti (che non quadrano mai). Noi tempo per andare a correre ne abbiamo poco. Per questo ci alziamo presto ed usiamo la bicicletta pedalando per chilometri. Facciamo esercizio andando al lavoro.

 

Un vecchio amico proprietario di una impresa edile che ha avuto fortuna, lavorando come una bestia, mi raccontava la settimana scorsa che la manodopera che si presenta ai suoi annunci di lavoro è costituita al 90% da stranieri: tunisini, marocchini, rumeni, bulgari, turchi, e che gli italiani che si presentano prima chiedono quanto si guadagna, poi quanto si lavora e poi se ne vanno perché evidentemente le condizioni non li soddisfano. Gli stranieri di cui sopra lavorano fin quando c’è bisogno di lavorare. Faccio una battuta. Dico che gli italiani sono tutti impegnati con i casting dei reality show delle televisioni italiane e quindi non gli resta tempo per cercare un lavoro serio.

 

Poi mi viene in mente che qualche mese fa, cercando un paio di persone che parlassero un Inglese in  fluente, sono stato rimproverato da coloro che si presentavano al colloquio di parlare un inglese troppo stretto (e di parlarlo troppo velocemente) che non permetteva loro di comprendermi. Non erano loro a non conoscere sufficentemente la lingua, ma io a conoscerla troppo bene. E la mia era una colpa. Perché li facevo sentire inferiori. A tanto sta arrivando l’italica follia.

 

Pare che questi poveracci che non hanno un futuro perché è colpa di Renzi, e prima era colpa di Letta, e prima ancora era colpa di Monti e Fornero, ed ancor prima di Berlusconi per non parlare di Prodi che addirittura c’ha fatto entrare nell’Euro, non si rendano bene conto di cosa sta succedendo: mentre loro sono rosi dall’invidia, divorati dall’odio contro chi entra nel nostro paese alla ricerca di un futuro migliore, mentre ascoltano le sirene leghiste e le grida dell’estrema destra, mentre pensano di vivere una vita sui social, mentre sono impegnati con gli slogan omofobi e xenofobi, mentre insomma l’intolleranza gli mastica lentamente le viscere; mentre la loro arroganza di incolti cascati nelle trappole di chi si è fatto votare per aumentare la propria ricchezza personale aumenta a dismisura, così tanto da accecarli e non permettergli di vedere che le loro pance sono sempre più vuote e piene soltanto d’invidia ed escrementi, coloro che la pancia vuota e la fame la conoscono sul serio sono disposti a qualsiasi cosa pur di uscire dal buco nero della miseria e trovano nel lavoro non soltanto la loro dignità di esseri umani, ma as well la condizione per emanciparsi – psicologicamente ed economicamente – da un passato di stenti e si programmano quel futuro che i giovani italiani si cui sopra, in altre faccende affacendati, sembrano non essere più in grado di programmarsi.

 

E’ la differenza tra avere la pancia vuota (sul serio) ed averla invece piena. Di invidia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(24 luglio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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