di Il Capo
Non ci è mai piaciuto commentare la morte altrui, soffermarsi con pietismi inutili sulle premature dipartire altrui, ma la scomparsa di Pino Daniele, 59enne musicista di raro e sopraffino talento, lascia un vuoto tale nella musica italiana da non poter non essere commentato.
Pino Daniele è stato non solo un musicista geniale, ma un chitarrista dal tocco e dlla tecnica uniche, il cui valore era riconosciuto dai più celebrati blues e jazzmen del globo. Un valore musicale assoluto unito ad una straordinaria ironia ed al coraggio di fare in Italia ciò che nessuno faceva, aiutato dalle sue origini partenopee che, nessuno potrà smentirmi, sono quell’eredità genetica che rendono un artista unico.
Pino Daniele nonostante il grandissimo successo, la fama, la notorietà, non aveva mai smesso di studiare il suo strumento. Era capace di riempire stadi, vendere decine di migliaia di dischi in tempi di vacche magrissime, offriva anche a chi non amava la sua musica, un prodotto di tale raffinatezza e perfezione al cui ascolto non si poteva rimanere indifferenti.
La musica perde uno di quei talenti che nascono una volta nella vita: un musicista straordinario dalla voce inconfondibile. Un artista unico.
(5 gennaio 2015)
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