di Il Capo
Non per apparire conservatori a tutti i costi, ma rimaniamo basiti dall’ennesima dichiarazione di guerra di Camusso, principessa del sindacato che lotta per i diritti dei lavoratori spinto dalla forza del 50% dei suoi iscritti che sono pensionati, parliamo della CGIL, e di un altro 30% di tesserati – sul totale, punto più punto meno – che guarda politicamente a Salvini.
Capiamo la preoccupazione di Camusso: senza argomenti e senza visione del futuro, non le rimane che gridare “Sciopero!”, “Sciopero!”, “Sciopero!”, proprio come se l’ultimo sciopero avesse fatto recedere il governo dall’approvazione del Jobs Act e l’avesse fatto tornare sui suoi passi.
L’anacronismo chiamato Camusso – vi chiedete se parlo per antipatia personale? Certo! Che è esattamente ciò che Camusso fa con Renzi! – ha nuovamente lanciato l’utilissima sfida dello sciopero per dimostrare al popolo italiano tutto che l’unica cosa che il più grande sindacato italiano propone è il non proporre. E da sinistra concorrere a far crescere Salvini, e quindi la Lega. E quindi la destra.
E’ il gioco che è sempre riuscito a D’Alema, Bersani e soci, della cui minoranza Camusso è naturale referente, come dimostra il fatto che quando il Pd sostenne l’orrenda riforma della donna che piangeva commossa, Donna Fornero del Governo dei Monti, Camusso si guardò bene dallo scendere in piazza, segno che ci sono porcate di serie A – quelle che fanno comodo a Camusso – e di serie B – quelle che non le piacciono.
Sentire Camusso e la sinistra Pd che parlano di “occasioni perse” fa francamente crepare dalle risate; sentire Camusso che parla con toni sprezzanti degli imprenditori italiani dicendo che in questo paese “mancano gli imprenditori capaci di rischiare in proprio” (in Spagna si apre una srl con 178 euro e in 48 ore, noi lo sappiamo), come se la CGIL non fosse stata complevolmente silente – minoranza Pd inclusa – quando in questo paese si rendeva impossibile l’apertura di nuove imprese perché solo poche potessero crescere, quando non si è innovato, quando le nuove tecnologie (parliamo proprio di Internet, motore del miracoloso +5% del PIL statunitense) vengono ignorate, quando occorrono mesi per una connessione internet e pile di documenti per l’apertura di un pos virtuale collegato ad un e-commerce. CGIL è portatrice di un messaggio politico fuori dal tempo e fuori dalla realtà.
Una realtà che viene vissuta dagli uffici dirigenziali del sindacato e dai palchi dai quali si arringano le folle dicendo loro ciò che vogliono sentirsi dire.
(27 dicembre 2014)
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