di Il Capo
Ignazio Marino sceglie lo scontro mediatico e decide di celebrare il riconoscimento dei matrimoni egualitari celebrati all’estero in Campidoglio, mentre fuori del Campidoglio la destra opportunista di Alfano e quella clericale che nega il Sinodo e le parole da quella sede uscite qualche giorno fa, celebrano loro stesse ed il loro bisogno di visibilità per uscire dal 2% o dimostrare che la Chiesa è sempre quell’accozzaglia di intolleranti burocrati con la gonna che nega la realtà, mistifica e crea divisione sociale, la seconda.
Alfano dice “Marino firma autografi”, con la serietà di chi sa che può solo gridare, con un Prefetto che grida “Stop!” invocando un potere che non ha, quello di bloccare l’iniziativa di Marino. Ed è patetico – e drammatico – che si debba blindare il campidoglio per difendere i partecipanti dall’intolleranza dei Cavalieri Alfaniani nuovi alfieri dell’intolleranza del partitino che siede al governo con Renzi e che grida come se non sapesse che sulle Unioni Civili in parlamento la maggioranza c’è già e che il “sì” di Berlusconi sulla questione dei giorni scorsi può molto di più di mille grida di Alfano, degli articoli della Chiesa (“Strappo istituzionale senza precedenti”).
Ora qualcuno difenda con un legge ad hoc (parliamo anche di Lei, On. Scalfarotto) i diritti di queste coppie a non essere pestate per la strada; parliamo di una legge contro l’omofobia che sia seria e che non permetta ai componenti di associazioni e partiti politici di usare le parole come una clava, ad esempio, e faccia rispettare la dignità di tutti e di tutte ed il loro diritto a vivere una vita che non sia minacciata dall’omofobia, dall’odio e dal pericolo di pestaggi e mobbing.
Detto questo, tutti sappiamo che questo riconoscimento è solo simbolico, ma è un altro piccolo passo avanti nel riconoscimento di pari diritti per tutti gli Italiani. Eviteremmo se fossimo dirigenti di associazioni lgbt i toni trionfalistici e le fanfare. Ma non lo siamo, per fortuna, così che possiamo essere concentrati su ciò che dobbiamo fare noi.
(18 ottobre 2014)
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