di Rosario Coco Twitter@RosarioCoco
Che le cose non funzionano si vede. Ma quando due dei principali giornali del Paese si muovono cambiando sostanzialmente “bandiera”, allora vuol dire che esistono movimenti dietro le quinte difficili da vedere. Gli editoriali di Scalfari e De Bortoli suonano come una sorta di avvertimento al Premier. E, in effetti, un fatto è comunque abbastanza chiaro: il tergiversare non porta a nulla e scontenta tutti. Sia coloro che vogliono difendere i diritti sociali e la sovranità in questo Paese, sia coloro che invece sognano un’Italia smantellata in termini di welfare e stato sociale. Due attacchi dal sapore certamente diverso, quelli che provengono dai noti personaggi di Repubblica e del Corriere, che però tradiscono un elemento in comune: la denuncia dell’inettitudine, del “non scegliere”.
Renzi sa bene di avere poco tempo e i suoi continui annunci lo dimostrano bene. I numeri sono inequivocabili: la famosa “ripresa” che secondo Draghi perde slancio in realtà non c’è mai stata, il PIL continua a scendere, i prezzi ristagnano e la domanda non riparte. Per non parlare delle aziende che chiudono e della disoccupazione alle stelle. Mentra le famiglie danno fondo ai risparmi e i giovani si appoggiano finché possono alle pensioni e ai genitori, il dibattito è appiattito sullo scontro tra chi “vuole fare le riforme” e chi “si oppone all’innovazione”, che è bollato come “conservatore”. Purtroppo, anche chi cerca di far notare che le riforme proposte da Renzi, nel merito, non risolvono nulla, è marchiato a fuoco come conservatore. La domanda è: fino a quando si riuscirà a vendere fumo? L’ultima trovata tirata fuori dal Premier da Fazio è la cancellazione dei co.co.pro. Che suona molto come la cancellazione delle province, che dopo una titanica battaglia politica sono rimaste li spogliate giusto di qualche funzione. Poniamo che i co.co.pro vengano cancellati in luogo di “contratti a tutele crescenti”. Qual’è l’alternativa? Magari una sorta di punto di arrivo che prevede il 100% dei diritti ma al quale arriverà il 10% dei lavoratori, perché nel mentre abbiamo dato libertà di licenziare o magari di lasciare la gente ai livelli precedenti per un tempo indefinito? Così non abbiamo risolto proprio nulla. Purtroppo la mission è sempre quella, non c’è scampo: Renzi è lì per smantellare lo stato sociale e fare dell’Italia una terra appetibile per chi vuole “investire” spolpando infrastrutture, risorse e lavoratori a costi da liquidazione. Le lamentele contro la UE sono solo un bluff. Basti pensare che l’obiettivo di non sforare il famoso 3% nel rapporto annuale deficit/PIL resta lì immutato come un totem. In altre parole, la coperta è corta, ma siamo noi ad averla scelta corta.
Tradotto: qualcuno sta dicendo a Renzi: “sbrigati a fare quello che devi fare, ci dispiacerebbe molto scomodare la Troika”.
(29 settembre 2014)
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