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Il Punto di Aurelio Mancuso: Su gender, identità e orientamenti sessuali non c’è un vero confronto

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Aurelio Mancuso 05di Aurelio Mancuso twitter@aureliomancuso

Grazie alle fisime dei cattolici reazionari è balzata agli onori della discussione pubblica la questione del gender, in altre parole della percezione che ognuna e ognuno di noi ha rispetto alla propria identità sessuale. Che il tema esista lo possiamo evincere dal continuo allungarsi, secondo le sensibilità e culture locali dei vari movimenti, dell’acronimo internazionalmente riconosciuto LGBT. La sigla ormai non soddisfa molt* e, sono quindi aggiunte altre lettere come Q (queer) I (intersessuali) A (asessuati) per arrivare ai nativi americani TS (two spirits).   In passato c’è chi propose una sintesi definitiva con una sigla impronunciabile FABGLITTER (fetish, allies, bisex, gay, lesbian, intersex, transexual, transgender engendering revolution).

A furia di inglobare sigle e identità si perde la bussola e forse, visto che stiamo parlando di sessualità, non può che essere così. Bisogna però fare un po’ d’ordine perché se le culture sono tutte da intersecare, differenti sono i piani rispetto ai diritti che sono da precisare. Personalmente ritengo la richiesta di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali indiscutibile, così come la tutela dei minori delle famiglie omogenitoriali e la possibilità di cambiare i dati anagrafici senza dover forzatamente accedere agli interventi chirurgici. Altra cosa è ampliare queste richieste normative a forme di relazioni su cui non vi è mai stato un chiaro dibattito e confronto, tra cui le forme familiari poligamiche o poliandriche, o continuare a tacere che sul ricorso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita, da parte in particolare delle coppie gay, nel movimento lesbico si sollevano dubbi e obiezioni culturali e sociali di enorme portata.

Non confrontarsi porta a una rappresentazione pubblica dove tutto si mischia e diverse questioni hanno la medesima dignità, per cui gli appassionati del fetisch hanno la stessa importanza delle persone intersessuali che subiscono, senza poter scegliere, interventi genitali nell’età infantile. Posto che si deve proclamare la libertà assoluta di espressione sentimentale e sessuale di e tra persone maggiorenni e consenzienti, che le identità e le convinzioni teoriche sul corpo sono un campo fertile di riflessione per tutte e tutti, la distinzione tra ciò che insieme chiediamo di normare e ciò che invece è necessario salvaguardare come specificità individuale, va fatta con chiarezza. Perdurare in un ignavo atteggiamento per cui saremmo tutti d’accordo che il queer, ovvero che le identità sono mobili e che superano le antiche categorie degli orientamenti sessuali e le identità di genere, ci consegna a un unanimismo di facciata che desertifica ogni conflitto culturale.

Gay, lesbica, etero, transgender sono categorie superate? Se ne può discutere, ma certamente bisogna fare i conti con la realtà, cioè che moltissimi uomini e donne si sentono tali e si percepiscono permanentemente omosessuali, o eterosessuali o bisessuali (questi ultimi trattati da molti come una categoria di cui diffidare).

Sono persone influenzate dalle millenarie culture della repressione sessuale o semplicemente si sentono a loro agio rispetto alla propria identità e il proprio orientamento? Allo stesso modo in tante e tanti sperimentano altre forme di affettività e sessualità, sono un’eccezione o invece percorrono strade (non nuove e di cui la Storia registra in diversi popoli e culture) da comprendere meglio?

Respingendo gli atteggiamenti saccenti e partigiani, bisognerebbe aver la volontà di approfondire e riflettere insieme, ma il movimento lgbt italiano (a parte alcune piccole enclave) è preso da altre vicende e non se ne cura.

Per quanto mi riguarda la battaglia centrale è quella del riconoscimento giuridico dei diritti per le persone gay, lesbiche, trasgender e intersessuali, di cui ho presente le discriminazioni e le vite concrete, però non vorrei rinunciare ad ascoltare e confrontarmi con chi invece ritiene la decomposizione delle identità come la vera intrapresa su cui puntare.

 

 

 

 

 

 

(18 giugno 2014)

 

 

 

 

 

 

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