di Simone Alliva (gaynet.it) twitter@sasha
Chi muore, muore di nascosto. Non sto parlando della morte del corpo, non solo di quella, ma della morte dell’individuo all’interno della società e della comunità. Viviamo in una rappresentazione falsa per cui alcune categorie della vita sono sparite dalla scena del vero, ad esempio le persone deboli, quelle ammalate, le persone anziane ma anche quelle che raggiungono quell’orizzonte della vita che è la mezza età. Proprio oggi (il 30 marzo, ndr) GaiaItalia.com ha pubblicato una mail giunta alla sua redazione, scritta da un uomo di 52 anni che si definisce “morto”. Dopo un lungo soggiorno all’estero al rientro in Italia scopre che non c’è più spazio nella comunità per lui: “tenti di ricostruirti una rete di relazioni, ma giungi in Italia e scopri che sei vecchio”. Quasi esistesse un età limite oltre la quale scompari dalla scena della vita reale: ‘Nei locali passi inosservato, nelle chat lines quando dici che hai 52 anni diventi invisibile, cosa che non succede se dici che il tuo sesso misura 20cm, il dialogo fluisce con poche persone, fino a quando non conoscono la tua età, i tuoi “non cerco sesso, cerco amicizie” non sono ben considerati, sono impauriti dal fatto che tu possa diventare un peso; molti altri nemmeno ti salutano’.
E’ l’indifferenza altrui l’origine del vortice di frustrazione, disillusione e paura che porta sul baratro e che spesso può portare al suicidio. Secondo dei recenti studi dell’ Institute of Medicine on the health and mental health of LGBT populations, il 15% dei tentativi di suicidio in America sono di individui omosessuali, bisessuali e transessuali con un età che varia dai 45 ai 59 anni. Ma basta guardarsi intorno per capire che la società si è addentrata in questo luogo del non-senso da cui sono scomparse dalla scena le categorie come la mezz’età e la vecchiaia, esiste solo l’estetica dell’eterna giovinezza in cui conta solo il qui e ora, tutto il resto sono scarti da occultare. Viviamo in mondo dove l’imperativo categorico è questo: avere 35 anni percepiti, un rigore virile sempre pari al giorno ‘x’ e possibilmente indotto da varie ricrescite. Ci si ferma ad una stagione della vita per cui è un po’ una vergogna e una sconfitta se la vita prosegue. Negli omosessuali e nelle donne questo genere di rappresentazione è particolarmente feroce .
Tom Ford per presentare la sua collezione sul l’ultimo numero di Vogue Francia , lo stilista e regista americano non ha scelto ventenni senza rughe e difetti ma una coppia di anziani signori in espliciti atteggiamenti erotici.Una cultura che anche Tom Ford, noto stilista statunitense, qualche anno fa aveva denunciato: “Mi sono stancato del culto della giovinezza. Del rifiuto culturale della vecchiaia, della stigmatizzazione delle rughe, dei capelli grigi, del corpo solcato dagli anni. La società di oggi condanna la vecchiaia, io la celebro” aveva scritto su Vogue (Francia) presentando un servizio di gioielli con una coppia di “settantenni fedeli l’uno all’altra e incandescenti di desiderio. Vecchiaia, fedeltà, parole denigrate per decenni”.
Ritornare a parlare della realtà e della vita così com’è essendo la sua finitezza il senso della vita stessa, sarebbe davvero un’urgenza da recuperare nella scena del vero. In una società dove l’età matura è un discriminante, essere “adulti gay” è una condanna.
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