Intanto hanno deciso che staranno in galera per due mesi, contro ogni trattato, ogni legge internazionale, e contro le stesse leggi della nuova dittatura di Putin che dicono esplicitamente che si considera atto di pirateria un attacco che si concluda con la “cattura” di una nave, ma Greenpeace stavolta ha puntato in alto e se l’è presa con il colosso Gazprom, che sono quelli che comandano davvero in Russia, per intenderci, e che forniscono il gas con cui scaldarci d’inverno, per intenderci, a mezza Europa, Italia compresa, e che tutti gli anni minacciano di chiudere i rubinetti: quest’anno vedremo cose succederà, a Putin non è piaciuto per niente che si sia messo il naso nella sua strategia di distruzione delle minoranze.
Per il codice penale russo l’accusa di pirateria si conclude con pene che possono arrivare a 15 anni di carcere. Secondo Ria Novosti, l’attacco di Greenpeace avrebbe messo “vite in pericolo”.
Gli attivisti sono stati fermati mentre si trovavano in acque internazionali nel Mare della Pečora, nell’Artico.
Secondo le informazioni della stampa internazionale il giorno prima avevano tentato di salire a bordo della piattaforma petrolifera Prirazlomnaya che opera per Gazprom, Zarina di Russia.
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