Dietro lo striscione “Liberi ed eguali in dignità e diritti“, gli attivisti e le attiviste di Amnesty International Italia prenderanno parte, sabato 22 giugno, al Palermo Pride per chiedere la fine della discriminazione e delle violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti).
Al Palermo Pride prenderanno parte Anton Kuzmin dell’associazione Comingout (Russia), Kasha Jacqueline Nabagesera, attivista di Freedom & Roam (Uganda) e vincitrice del premio per i difensori dei diritti umani Martin Ennals e Mathieu Nocent dell’associazione Inter-Lgbti (Francia), che sono in Italia per un ciclo di incontri che ha toccato varie città italiane.
Sempre a Palermo, insieme a Zoheir Ouldeddine (coordinatore nazionale dell’associazione Lgbti algerina Abu Nawas e fondatore del Forum gay algerino Algay), gli ospiti di Francia, Russia e Uganda prenderanno parte venerdì 21 al convegno nazionale “La marcia per l’affermazione dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate a livello internazionale: i casi di Russia, Uganda, Algeria, Francia e Italia”, organizzato in collaborazione con l’Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford. L’appuntamento è al Pride Park (Institut Francais, Cantieri culturali alla Zisa) alle ore 18.
In quell’occasione, Amnesty International Italia promuoverà l’appello perché vi sia giustizia per Noxolo Nogwaza, attivista Lgbti sudafricana uccisa nel 2011 a causa del suo orientamento sessuale.
Il Sudafrica è uno degli oltre 40 paesi in cui il Rapporto annuale 2013 di Amnesty International ha denunciato violazioni dei diritti umani, aggressioni, intimidazioni e discriminazioni nei confronti di persone Lgbti.
Complessivamente, in 78 paesi l’omosessualità è considerata un reato; in sette di questi (Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Yemen e negli stati della federazione della Nigeria che applicano la sharia e nelle zone meridionali della Somalia) i rapporti fra persone dello stesso sesso sono puniti con la pena di morte.
Amnesty International Italia Ufficio stampa
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