Il PD celebra il suo funerale concentrando le sue energie su prodi, che dovrebbe catalizzare i voti: nulla da dire sulla persona, molto da dire sul metodo. Dopo Marini, scandalosa proposta che ha portato il PD sull’orlo della scissione, arriva Prodi, già presidente del Consiglio due volte trombato dai suoi che ora i suoi vogliono al Quirinale con qualche voto M5S, cioè il PD è già morto.
Ieri dal M5S arrivavano voci che dicevano, vuoi il cambiamento? Siam qui. Vota Rodotà (ma ai Teo-Con del partito va di traverso, proprio non si può) e facciamo un governo insieme. Bersani niente. Sordo ad ogni proposta. Si fa quel che dice il PD. Perché loro son fieri, fieri dei fallimenti. Non si cambia una virgola. Noi siamo i padroni del partito, muoia Renzi con i suoi piagnistei (quel Renzi che porterebbe il partito attorno al 50% se solo si decidessero a candidarlo, tanto alle elezioni bisognerà pur tornarci).
Insomma con tutte le novità possibili rappresentate dagli impulsi di Grillo e Renzi, il cambiamento di cui Bersani parla non esiste, la maleducazione isterica della Finocchiaro invece sì, e anche il finto silenzio di D’Alema (inutile, sappiamo che sta lì e muove fili), con gli inutili Franceschini, Letta, Bindi pronti a saltare sulle poltrone.
Il PD muore lentamente per l’inerzia, l’ignavia, la stagnazione, la morte nera, che il suo gruppo dirigente si porta dentro.
Che la bomba Renzi esploda, allora. E li seppellisca tutti.
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