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Frida Kahlo, Viva la vida

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Frida Kahlo paintingdi Olmaria

“Con la sua testa asiatica sulla quale nascono dei capelli scuri, tanto sottili e delicati da sembrar fluttuare nell’aria, Diego è un bimbo immenso, con un volto amabile, e lo sguardo un po’ triste.

I suoi occhi sporgenti, scuri, intelligentissimi e grandi, sono trattenuti a fatica nelle orbite – quasi vi escono attraverso palpebre gonfie e prominenti, come quelle di un rospo, molto distanti l’uno dall’altro, più di altri occhi.

Gli servono per abbracciare col suo sguardo un campo visivo amplissimo, come fossero stati espressamente creati per un pittore di spazi e di folle. Tra questi occhi, così distanti l’uno dall’altro, affiora l’invisibile saggezza orientale e molto raramente un sorriso ironico e tenero, la parte più bella della sua immagine, abbandona la sua bocca da Buddha, dalle labbra carnose.
Vederlo nudo fa pensare a un bambino-rana, ritto sulle zampe posteriori. La sua pelle è bianco-verdastra, come quella di un animale acquatico.

Solo le sue mani e il suo viso sono più scuri: il sole li ha bruciati. Le sue spalle infantili, strette e rotonde, proseguono senza spigoli in braccia femminili, e terminano in mani meravigliose, piccole e di forma delicata, sensibili e sottili, che comunicano come antenne con l’intero universo. È incredibile che queste mani siano servite a dipingere un così gran numero di opere e che ancora lavorino instancabilmente. Del suo petto bisogna dire che se fosse sbarcato sull’isola in cui regnava Saffo, non sarebbe stato ucciso dalle sue guerriere.

La sensibilità dei suoi seni meravigliosi lo avrebbe reso ben accetto, sebbene la sua virilità, specifica e bizzarra, lo renda desiderabile anche in territori dominati da imperatrici avide di amore maschile. 

Il suo ventre enorme, liscio e morbido come una sfera, riposa sulle sue gambe forti , belle come colonne, che terminano in grandi piedi, aperti verso l’esterno sino a formare un angolo ottuso, come per abbracciare tutta la Terra e sostenersi su di lei incontrastato…”

Frammento di “Ritratto di Diego” che Frida Kahlo scrisse nel 1949 per il catalogo realizzato in occasione di una mostra, in omaggio a suo marito, Diego Rivera.

Frida è stata una  grande pittrice messicana dalla vita assai travagliata: dalla spina bifida, al tremendo incidente che la costrinse per anni in un letto, la sua sofferenza la portò a dipingere. Dipinti che mostrò appena si riprese, a Diego Rivera, noto muralista messicano, i due si innamorarono e si sposarono. Diego la tradì innumerevoli volte, persino con sua sorella. I due si lasciarono. Frida ebbe diverse storie con donne e con uomini, ma il suo amore era Diego, e per Diego era lo stesso.  Tornò da lei e si sposarono una seconda volta.

Per me non c’è niente di più poetico della sua vita, così oggi ho voluto ricordarla, in questa giornata internazionale della poesia, in questo primo giorno di primavera. Una donna che ha tanto sofferto e che, con enorme dispiacere, non è riuscita nella cosa che desiderava di più: avere un figlio, ma che nonostante tutto sulla sua ultima tela, otto giorni prima di morire, scrisse “Viva la Vida”.

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