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Tommaso Giuntella, “Il clima da campo di battaglia non aiuta, ma bisogna mantenere fiducia”, nostra intervista

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Tommaso Giuntelladi Giancarlo Grassi

Tommaso Giuntella, 28 anni, consigliere municipale nel Municipio XVII di Roma con delega alle Politiche Giovanili. Componente della direzione regionale del Partito Democratico del Lazio, è segretario del circolo Pd “Mazzini” di Roma. E’ programmista regista nel settore della Rai, dove si è occupato di testi, social media, videomaking e editing nei progetti Nuovi Talenti, Rai Lab, Musei in musica. Ha accettato di rispondere alle nostre domande. Dopo le elezioni del 24 febbraio, i cui risultati sono noti, la situazione è quanto mai complicata. Ne parliamo con un giovane dirigente di uno dei principali partiti italiani.

L’intervista:

Momento complicato, non è vero?

Beh, non c’è che dire, la via è stretta e il clima da campo di battaglia non aiuta, ma bisogna mantenere fiducia e sperare che si possa presto uscire dall’impasse.

A parte i discorsi sulla vittoria di chi, è evidente che si apre una straordinaria stagione di nuove possibilità per la politica italiana, non è d’accordo?

Lo scoutismo insegna che bisogna guardare sempre al 5% di buono che c’è nelle cose. Questo voto ha restituito al parlamento la centralità persa negli anni del berlusconismo e ha indicato la volontà di lasciarsi alle spalle tutta la storia recente. Ora bisogna trovare la forza e la responsabilità di disegnare un sistema nuovo. “Di guardare non alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni”, come diceva De Gasperi.

Vista la forza d’urto dello tsunami MS5 non è davvero il caso di pensare seriamente a un concreto svecchiamento del PD come ha sostenuto più volte Matteo Renzi?

Mi pare chiaro che sarà una nuova generazione quella che dovrà occuparsi del Pd nel futuro. Ma dovrà essere nuova nel linguaggio e nelle idee, non nel mero dato anagrafico. Dovremo ragionare su una forma partito capace di dialogare sia sulla rete che nel territorio. Dobbiamo dotarci di un modello integrato in grado di connettere quadri dirigenti, parlamentari e militanti; solo in questo modo possiamo imporre una narrazione coerente delle nostre proposte. C’è bisogno di una profonda trasformazione della forma partito, tenendo presente che il concetto di rete che bisogna far passare è quello che le reti sociali naturali e le reti sociali digitali sono la stessa cosa e devono trovare una convergenza nelle pulsioni e nel sentimento della stratificazione sociale italiana. Bisogna tornare, poi, su un terreno della progressiva trasformazione del sistema, incidendo anche sui meccanismi di governance, che deve necessariamente aprirsi a nuove soluzioni; è quanto mai importante imporre un modello di governance dinamico e innovativo. Un modello aperto ai territori e alla società civile.

Se per caso Bersani non riuscisse ad ottenere la fiducia, che scenari si aprono?

Si parla di governissimi, governi tecnici, soluzioni ponte. Io credo che chi ha votato ha voluto indicare un cambio di passo e si aspetta una maggioranza sostenuta dai voti del Movimento 5 stelle per cambiare le cose. Se questo non accadesse, cioè se gli m5s dicessero di no a taglio dei costi e sprechi pubblici, green economy, provvedimenti urgenti su lavoro e occupazione, riforma elettorale, deduco che si tornerà al voto.

E se per caso l’ottenesse?

In questo caso sarebbe l’occasione per marcare finalmente la linea di confine tra gli anni delle leggi ad personam e del paese ingabbiato tra burocrazia, sprechi e gestione privatistica del potere. Sarebbe il lancio di una nuova fase storica.

Non è paradossale che immediatamente dopo le elezioni dove venticinque milioni di voti hanno relegato all’opposizione il precedente partito di governo ci si trovi in questa situazione d’impasse?tommaso-giuntella00

E’ paradossale e allo stesso tempo vergognoso   . Il danno che ci ha fatto Calderoli con quella legge nel 2005 è incalcolabile. Certo, in qualsiasi altro Paese europeo, in uno scenario del genere, si favorirebbe la composizione di un’alleanza di fiducia e di governo tra il primo e il secondo partito per voti reali ottenuti. Qui sembrano prevalere interessi di parte legati ai risultati di breve periodo. E’ il momento di piantare gli alberi, non di alzare siepi.

Mettiamo che, essendo ottimisti, le cose si incastrino: potremmo davvero assistere a una grande rivoluzione del Paese?

Questo avverrà se prima riusciamo a prendere coscienza dell’orizzonte comune. Per ora siamo in un campo di battaglia, prevalgono i proclami e le grida. Ma le vere rivoluzioni, quelle che cambiano per sempre, si costruiscono non si improvvisano. La voglia di cambiamento radicale c’è, e c’è anche una nuova generazione che è pronta a farsene carico.

Per i diritti LGTB ci sarà spazio nella prossima eventuale legislatura?

Deve necessariamente esserci. Non si può vivere in un Paese in cui l’amore è causa di discriminazione. Siamo in un ritardo incredibile rispetto all’Europa, anche questo è uno spread.

Che cosa significherebbe per l’Italia ritornare al voto?

Un ennesimo dispendio di energie e di risorse, è vero, ma la democrazia passa anche per il ritorno alle urne. Certo, senza una riforma della legge elettorale avremmo nuovamente le ingiustizie e gli squilibri di oggi.

Per il PD ci sarebbero nuove primarie?

Si. Noi, a differenza degli altri, siamo per la contendibilità e la trasparenza interna. Siamo gli unici che esprimono un candidato premier scelto insieme alla propria gente, ci teniamo.

E queste primarie andrebbero ad azzerare la vecchia classe dirigente del partito?

Per un nuovo gruppo dirigente c’è il congresso, e ci sarà fra poco. C’è senz’altro bisogno di una nuova visione, di una nuova forma con cui stare in una società caratterizzata dall’opinione emotiva. Questo deve passare necessariamente attraverso una nuova generazione, capace di farsi interprete di questo cambiamento, promotrice di un nuovo ecosistema, perché meglio sintonizzata con la realtà attuale.

Nell’eventualità la vedremo tra i candidati?

Prima viene il destino del Paese, poi quello del partito e solo in ultimo quello personale. Io sono al servizio della costruzione di questa nuova piattaforma, insieme ad altre duemila persone in tutta Italia, perché penso che mai come oggi la speranza più solida si pianta creando questo tipo di connessioni, preparando il terreno. Siamo qui per servire, provo a darne testimonianza ogni giorno. Il mio motto non cambia mai, dove servo, servirò.

 

Tommaso Giuntella è dal 2008 Consigliere Municipale nel Municipio XVII di Roma con delega alle Politiche Giovanili. E’ segretario del circolo “Mazzini” di Roma. Giuntella è stato presidente della Commissione Nazionale di Garanzia dei Giovani Democratici. Ha seguito la comunicazione e i social media nelle campagne elettorali per il capolista del Pd nel collegio “Centro” alle Europee 2009, per il candidato sindaco del centro-sinistra alle elezioni per il Comune di Roma nel 2008 e per il “Comitato 14 ottobre” per le primarie del Pd nel 2007. Ha partecipato alla prima edizione di Officina politica, scuola annuale di formazione politica del Partito democratico. Giuntella collabora con i propri articoli a Europa e l’Unità, a riviste dell’associazionismo cattolico e alla rivista di musica folk Lineatrad. E’ socio della casa editrice “Il Margine”. Ha ideato e condotto trasmissioni per le web-radio Uniromaradio e Radio Vortice. Ed è il frontman, banjo e armonica dell’orchestra folk Rise Up Singing. E’ membro dell’Agesci, nella quale ha ricoperto incarichi educativi dal 2004 ad oggi.

 

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