di Giancarlo Grassi
C’è una considerazione, al di là della bellezza della giornata di domenica, dove milioni di persone hanno votato democraticamente per eleggere il candidato Premier del PD, che riguarda proprio la posizione del vincitore Bersani. La sensazione è che il segretario del PD abbia potuto incamerare tutti i voti possibili mentre il suo rivale diretto Matteo Renzi abbia ulteriori margini di miglioramenti, non indifferenti. E tutti e due lo sanno.
Il 44,4% a Bersani, con l’apparatao del partito messo a disposizione, con le regole interne che non facevano certo il tifo per lo sfidante e lo straordinario 40% di Renzi in Emilia Romagna e in Umbria, a parte la sua vittoria in Toscana, dove governa un probabile ministro del Bersani prossimo venturo, fa riflettere e fa pensare che l’area “liberal” del PD non sia assolutamente minoritaria. Anzi.
Ora non si tratta più di rottamare: si tratta di fare azioni affinché quell’area “liberal” trovi la sua rappresentanza dentro il partito, e si tratta di rendersi conto che quell’area rappresentata da Renzi in soli sei giorni potrebbe essere maggioranza assoluta dentro il PD.
In questo senso ci sentiamo di consigliare a Bersani di avvertire Bindi e Camusso che stare zitte farà probabilmente bene al partito, dato le dichiarazioni delle due esponenti di PD e CGIL rispettivamente, tutto sono state fuorché un esercizio di buona politica. E gli interventi della Bindi sanno veramente più d’invidia che di politica.
Vedremo cosa succederà domenica prossima.
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