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69a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: finalmente Marco Bellocchio (e c’è di più)

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In concorso il nuovo film di Marco Bellocchio. Finalmente, lo scandaloso film che il regista ha avuto l’ardire di girare intorno alla vicenda di Eluana Englaro! Con la consueta intelligenza Marco Bellocchio distilla e precipita gli elementi che compongono il suo elaborato in tre contenitori principali e li fa agire contemporaneamente, sul suo gran tavolo da chimico, facendoci rivedere, sullo sfondo, le immagini televisive di follia ed isterismo di quei giorni d’inverno quando si compì il suo percorso terreno.

Tre storie, tre famiglie, un medesimo senso di soffocamento. Toni Servillo è un senatore chiamato a Roma per votare una legge per impedire ”l’assassinio”! Sua figlia Maria è una ”devota” che correrà ad Udine (Alba Rohrwacher, perfetta nell’aggiungere un’altra fanatica al suo catalogo) per pregare; Isabelle Huppert è una grande attrice che ha una figlia in coma e vive in sua funzione trasformando la sua casa, vieppiù, in un santuario: la ragazza nella sua cameretta sontuosa sembra già un’immaginetta! La terza famiglia è composta da due fratelli, uno dei quali molto disturbato (ancora uno!) che aggredirà Maria la quale rimarrà colpita e “conoscerà” il fratello sano (?)… Come dire, amore su fronti contrapposti!

La materia è incandescente, ma esposta con estrema attenzione, con montaggio abile ed efficace, ed innumervoli spunti di riflessione. Indubbiamente un film maieutico. A questo si aggiunge la vicenda della tossica interpretata con la solita grinta, da Maya Sansa, e del medico che la salverà più di una volta (Pier Giorgio Bellocchio), ed è forse proprio questa vicenda abbozzata e le scelte dei suoi protagonisti a far da cartina di tornasole a tutto il film ed ad aumentarne la forza. La presenza incombente della televisione aumenta il senso di assedio in cui tutti sono osservati, spiati. A questo si aggiunga l’ossessione dei cellulari e del loro scatto quando vengono chiusi; un ” clac” continuo che entra nell’invadente ed adattissima colonna sonora.

Ultime osservazioni sugli attori: lo psichiatra Roberto Herlitzka puntuto, sornione ed insinuante, Toni Servillo straordinario nei suoi dubbi, ed Isabelle Huppert, grande come sempre, elegantissima, dura, indimenticabile mentra sogna il monologo finale di Lady Macbeth, finalmente in un film di Belocchio!

C’è di più. In una giornata densa di cose belle arriva O GEBO E A SOMBRA di Manoel de Oliveira, giustamente fuori concorso. E’ l’ultimo film dell’ultracentenario decano del cinema mondiale. Una scommessa difficile: un dramma morale verboso e, secondo me, non convincentissimo, di Raul Brandao. Un uomo retto, nasconde per molti anni, alla moglie che il figlio partito abbandonando la famiglia, è in realtà un delinquente. Un nodo evangelico, dostojevskjano, ma senza la forza dell’uno né la maestria dell’altro. Ci vengono in soccorso, nei novanta minuti di durata, una regia calibratissima, una scenografia e delle luci memorabili, e la presenza di attori del calibro di Michel Lonsdale, Claudia Cardinale, Leonor Silveira, Jeanne Moreau, Ricardo Trepa, Luìs Miguel Cintra.

IL GEMELLO di Vincenzo Marra è un documentario non-documentario presentato nella sezione LE GIORNATE DEGLI AUTORI. Una storia più vera del vero in cui gli interpreti sono le persone che nella realtà vivono le situazioni che vediamo. La vita in cella di Raffaele: ordinatissimo, pulitissimo e che cucina… Un ragazzo da sposare a fine pena, che durerà ancora circa sei anni, dal computo che fa con il suo avvocato; oltre ai dodici già vissuti dietro le sbarre, dei ventinove della sua vita!

Le “sue” manie sono un modo per sopravvivere. E’ anche una persona stimata dai compagni di sventura, e dal Capo delle guardie carcerarie (presente alla proiezione) attentissimo a trovare modi più umani di sopravvivenza per i detenuti. Il film è molto equilibrato, ed attento a raccontare una realtà dolorosa con molto tatto, molta attenzione, molta umana partecipazione non scevra da oggettività. Purtroppo, il gemello Raffaele, così soprannominato poiché veramente ha altri due gemelli, non è potuto essere presente perché il permesso di uscita non gli è stato concesso.

Il regista ha letto una sua lunga, toccante lettera.

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